Tra le tecniche della propaganda, più precisamente della propaganda “agitativa”, ne esiste una che è tanto diffusa quanto poco conosciuta (almeno per l’assenza di un “frame” ad hoc) ribattezzata da alcuni studiosi “fare terra bruciata”.
Ecco cosa dice il Prof. Ragnedda in un passaggio utile ai fini di questa analisi, « tale tecnica viene spesso usata per “bruciare” il terreno intorno al quale un’idea, avvertita come pericolosa dallo status quo, sta germogliano. Il primo passo è quello di demonizzare il nemico, farlo apparire come un mostro, per poi indurre altre persone che si stanno avvicinando a quelle idee ad abbandonarle proprio perché sostenute da un gruppo così pericoloso e temuto. »
Complementare al “fare terra bruciata” sono dunque la “proiezione” o “analogia” (associare l’idea in questione ad un’immagine negativa e respingente) e il “senso comune” (convincere il target che le posizioni sostenute dal propagandista rispecchino il comune sentire),
Come possiamo notare, chi oggi sostiene una linea sul Covid diversa dalla narrazione “mainstream” è non poche volte accusato di irresponsabilità, insensibilità, “complottismo” o ignoranza, attaccato e deriso secondo un modus operandi che riflette la tecnica del “fare terra bruciata”. Anche in questo caso l’obiettivo non è solo colpire un determinato bersaglio, ma, appunto, evitare che le sue posizioni si diffondano.