Per ricordare la figura di Marco Pannella, la nostra testata ha deciso di intervistare Carlo Del Nero, storico esponente radicale apuano. Tra aneddoti e ricordi personali, Del Nero ci ha guidati alla scoperta sia del politico che dell’uomo Pannella. Buona lettura.
-Che cosa ha rappresentato, per lei, Marco Pannella?
-Ha rappresentato molto, ma in primo luogo, e con meraviglia, la scoperta di non essere solo. Perché come spesso ripeto non si diventa radicali, ma si scopre di esserlo, di esserlo sempre stati. Marco ha trovato le parole per le nostre idee. Certo non solo questo, ma questo è il contributo primario.
-E per i radicali apuani?
-Per i radicali apuani è difficile a dirsi, ognuno è radicale a modo suo o non lo è affatto, dunque difficile comprendere tutti in un unico schema. Credo che molti radicali del passato remoto abbiano inteso, ma anche spesso frainteso, sentendosi poi traditi quando hanno visto che la realtà non rientrava nei loro schemi. Pasolini diceva a noi radicali “voi non dovete far altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.” Ecco io credo che alla fine alcuni radicali non abbiano saputo accettare il fatto che questo scandalo fosse non solo rivolto all’esterno, ma anche all’interno. Uno scandalo che rendeva il Partito Radicale un luogo dove c’è sempre una sorpresa in agguato, dove non c’è nulla di rassicurante, ma tutto vive scoprendo anche l’infinita coerenza delle contraddizioni feconde.
-Pannella è stato senza dubbio un protagonista della nostra storia recente, ma forse non avuto i riconoscimenti che avrebbe meritato. Come se lo spiega?
-No, non ha avuto i riconoscimenti che meritava, ma se li avesse avuti non sarebbe stato quello che è stato, non sarebbe stato pannelliano, non avrebbe creato scandalo.
-Dopo la stagione delle battaglie che lo resero famoso, non crede abbia smesso di essere il “politico” Pannella per cedere un po’ il passo al “personaggio” Pannella?
-No, non lo credo. Le grandi battaglie che lo hanno reso famoso sono nulla a confronto con le battaglie successive: contro lo sterminio per fame, per la moratoria sulla pena di morte, per la corte penale internazionale, per i diritti di tutti in ogni parte del mondo. Il progresso non si misura , purtroppo, nell’utopica nascita di un uomo nuovo incapace di fare il male, ma nel Diritto, nella Carta, nelle tappe che nel tempo scandiscono i diritti di tutti ed alzano l’asticella di ciò che un essere umano (e ormai non solo) può chiedere e pretendere, ciò in cui può sperare. Ci saranno ancora stragi nel futuro, non facciamoci illusioni, ma alcune date storiche rimarranno per per i secoli a venire. Basti pensare che noi ancora oggi ricordiamo l’abolizione della pena di morte in Toscana, un fatto piccolo e limitato nello spazio e nel tempo, eppure un fatto che è storia dell’umanità. Relativamente al discorso sul “personaggio”, credo sia un falso problema. Per Pannella non c’era soluzione di continuità fra vita e azione politica, fra carne e ideale, ed il suo non era un voler affermare un personaggio, ma affermare un metodo, che non è solo metodo di fare politica, ma di vivere. Scegliersi il ruolo che la nostra essenza esige e viverlo fino in fondo.
-Ci racconti un aneddoto che la lega a lui..
-Ricordo quando lo accompagnai alla festa dell’Unità. Ad un certo punto un signore dal pubblico gli gridò “oh Pannella, ma te, che pescio che tu sen?”. marco senza scomporsi rispose: “non so che pesce sono, ma certamente non sono un pesce d’acquario”
-Quale eredità lascia Marco Pannella?
-L’eredità di Pannella è ideale e materiale. Ma è una eredità indivisibile e moltiplicabile. Indivisibile perché ogni aspetto della sua vita fa parte dell’opera e non si può fare a pezzi un’opera. moltiplicabile perché tutti possono farne tesoro senza che si sminuisca e senza privarne gli altri. Certo sarà un compito duro difenderlo dagli avvoltoi che vorranno smussarlo, addolcirlo e diluirlo, fino a farlo rientrare nella normalità.
Nella foto: Carlo Del Nero