Il secolo scorso ha mostrato come i populismi di stampo reazionario abbiano trovato terreno fertile nell’assenza di risposte, da parte delle forze liberali, a problemi che venivano sentiti come emergenziali dalla gente comune.
E’ opinione radicata e diffusa, nel segmento progressista e tra le sinistre in senso più ampio, che l’antidoto al populismo sia il non assecondarne i richiami; se questa teoria può trovare fondamento, è altrettanto verso che spesso si traduce in una stasi, programmatica e strategica, di fronte al problema, con il rischio ( come accaduto nel ‘900) di determinare proprio l’effetto che si voleva scongiurare: la crescita delle frange estreme e demagogiche, abili a far leva sulle paure e le angosce delle masse, intercettandone il ventre.
Se si vorrà sconfiggere il terrorismo, e con esso il pregiudizio arabofobo-islamofobo, le comunità democratiche e socialdemocratiche dovranno quindi mostrarsi dure e risolute nell’affrontare la sfida, evitando ogni inutile e impraticabile velleitarismo ideologico.