Sabato 16 marzo, alle ore 17:00, presso Villa Cuturi a Marina di Massa si terrà la presentazione del libro “Esuli in terra apuana. L’esodo giuliano-dalmata e i Centri Raccolta Profughi”, scritto da Matteo Marchini.
Il lavoro di Marchini è suddiviso in tre capitoli e attraversa un arco temporale che va dal 1918 fino al 1960, in relazione a quelle che furono le premesse storiche e le fasi salienti della questione giuliano-dalmata e istriana. La prima parte dello studio non ha potuto prescindere da un’analisi delle specificità storiche del periodo preso in considerazione e delle relative vicende politiche nazionali e internazionali: dal Trattato di Versailles del 1919, dopo la Prima guerra mondiale, all’avvento del fascismo con il conseguente varo delle politiche di “italianizzazione” e di violenza che si abbatterono sulla componente slava lungo i territori della Slovenia tra il 1926 e il 1937. Nella seconda parte ho preso in esame le vicende riguardanti il confine orientale italiano nel periodo successivo all’armistizio del settembre 1943 tra Italia e alleati, quando le forze partigiane di Tito e la resistenza italiana si unirono nella lotta al nazifascismo. L’occupazione dei territori giuliani e di parte dell’Istria da parte dei titini gettò queste province in un clima di paura e di violenza a causa dei numerosi episodi di infoiba menti e di arresti preventivi verso coloro che venivano identificati come oppositori del regime. Alla persecuzione nei confronti degli italiani si aggiunse la politica di slavizzazione da parte delle autorità jugoslave che sollecitò la fuga degli italiani verso la penisola. Ebbe così inizio quel fenomeno definito dalla storiografia e dalla memorialistica come “l’esodo” giuliano-dalmata e istriano. Un’ondata di vaste proporzioni che, in un arco di tempo compreso tra l’immediato dopoguerra e la seconda metà degli anni Cinquanta, vide circa 350.000 profughi intraprendere la lunga via dell’esilio e dirigersi verso il continente Americano, in Australia e, soprattutto, in Italia, dove furono allestiti ben 109 Centri di Raccolta Profughi (CRP). La creazione di queste strutture coinvolse anche la provincia di Massa Carrara, dotata di due campi, rispettivamente a Marina di Massa e a Marina di Carrara. Per la stesura di questa parte del lavoro, in particolare, insostituibili sono state le fonti archivistiche gentilmente concesse dalla prefettura di Massa Carrara e dall’associazione giuliano-dalmati provinciale. Importanti ai fini della ricostruzione delle vicende dell’esodo, inoltre, sono stati i giornali locali. Nella terza parte, infine, mi sono concentrato sull’esperienza vissuta dai profughi all’interno dei CRP di Massa e di Carrara, rievocando problemi e vicende ad essa legate: dalle contestazioni dei movimenti anarchici locali, alle difficoltà dei capifamiglia nel trovare un’occupazione e un’abitazione, per proseguire con le leggi in favore degli esuli, e concludere con gli incontri tra il rappresentante degli industriali giuliano-dalmati e le autorità romane per favorire l’impianto di alcune fabbriche nel distretto apuano.
Alla presentazione di sabato presso Villa Cuturi a Marina di Massa, interverranno l’autore, Matteo Marchini, il Cav. Antonio Miletti dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, Petra Di Laghi, ricercatrice ed Alessandro Amorese della casa editrice Eclettica.