Quello che il biologo Bucci, e molti altri, non comprendono o forse non vogliono comprendere, è che non si chiede agli scienziati, ai divulgatori, ai politici e ai giornalisti di essere “ottimisti” sull’emergenza Covid (la scienza non dovrà essere né ottimista né pessimista) e tantomeno di dire bugie rassicuranti, ma solo di evitare una comunicazione inutilmente martellante, ansiogena, allarmistica, schizofrenica e fuorviante, basata su supposizioni prive di ratio e concretezza se non proprio su “fake news” o esagerazioni (si pensi ad un noto entomologo padovano che in estate aveva parlato di intensive piene nel suo ospedale quando invece non era affatto così).
Una comunicazione dannosa, da un punto di vista psico-fisico, per il cittadino, ma anche per le stesse istituzioni politiche e sanitarie, che oggi si trovano a dover fronteggiare nei pronto soccorso e negli ambulatori orde di cittadini spaventati da una linea di febbre o da un colpo di tosse. Non a caso, e questo lo insegna ogni studio o manuale sulla gestione delle emergenze, il panico è proprio una delle prime cose da evitare e contenere in uno scenario critico.
Una comunicazione che, dicevamo, è l’esatto opposto di quel rigorismo scientifico, di quella verità e di quella serietà deontologica di cui parla (giustamente) Bucci e di cui l’immagine del muro usata da lui stesso nell’articolo è l’emblema, evocando un “frame” catastrofico, terrorizzante, definitivo.
Forse, anzi, sicuramente, chi si occupa di scienza ed è pubblicamente esposto dovrebbe pesare di più e meglio le parole e le uscite mediatiche, facendosi coadiuvare da esperti della comunicazione e del linguaggio. Questo nell’interese di tutti, loro come della comunità nel suo insieme. In gioco non c’è solo il nostro presente, ma anche il nostro futuro.
Nota storica:
La scienza non dovrà essere né pessimista né ottimista ma limitarsi ad osservare i fatti per ciò che sono espellendo ogni criterio emotivo e sentimentale, tuttavia l’Illuminismo, il Positivismo e il Razionalismo (fondamentali nella storia della scienza moderna e nella costruzione della sua identità) erano ontologicamente ottimistici, esaltando il primato della ragione e dell’uomo e auspicando e immaginando il loro trionfo (è casomai il Romanticismo ad avere un’anima pessimistica).
Il pezzo di Bucci: https://www.ilfoglio.it/scienza/2020/11/06/news/dire-la-verita-sul-virus…