La vicenda della cittadina di Carrara , utente in questo caso, che sarebbe stata offesa pubblicamente dalla dirigente dei Servizi Sociali è l’ultimo episodio di una lunga serie di “figuracce ” collezionate dall’Amministrazione comunale nel settore. E’ il risultato di anni e anni di trascuratezza e abbandono da parte di una coalizione politica completamente avulsa e indifferente alle emergenze e alle criticità sociali della nostra comunità, combinata ad una gestione del settore basata sull’amministrazione routinaria e approssimativa del quotidiano senza un minimo di progettualità all’altezza della sfida dei tempi. L’assenza di progettualità e di una cornice culturale-politica in cui inserire e far maturare i progetti è stata, negli anni, surrogata da una concezione arcaica e paternalistica del sociale. I servizi sociali di questo tipo , per di più ancorati a modelli di relazione con l’utenza basati sul personalismo e su un rapporto cittadino-istituzione di tipo “autoritario”, sono destinati all’involuzione su se stessi, trasformandosi in luoghi di relazione respingente e giudicante; tutto il contrario dell’accoglienza e dell’integrazione. Certo è che, se quella dirigente avesse davvero offeso una nostra concittadina, quella dirigente andrebbe severamente sanzionata; sia da parte del Sindaco che da parte dell’Assessore di riferimento che, se non lo facessero, sancirebbero quel comportamento come modello di riferimento.
E pensare che OGGI le sfide per la “Social Innovation” richiederebbero ben altre competenze e visioni politiche: il sostegno all’infanzia e all’adolescenza nelle sempre più variegate forme di disagio, l’educazione alla genitorialità responsabile , la prevenzione dell’abbandono scolastico e l’innalzamento dei livelli di istruzione, l’invecchiamento attivo, l’inclusione sociale e il contrasto alla povertà, l’accoglienza e l’integrazione dei migranti, , la promozione di uno sviluppo sostenibile per il territorio, la qualificazione dei servizi per il lavoro, la promozione della cultura dell’apprendimento e di una comunità della conoscenza, l’identificazione dei settori prioritari per la sperimentazione sociale e l’innovazione, il sostegno alle imprese sociali per lo sviluppo di servizi alternativi. Il ricorso alla “Social Innovation” è essenziale per offrire risposte nuove/diverse alle problematiche strutturali del sistema dei servizi socio-educativi e socio- assistenziali delle nostre comunità locali; per rinsaldare il legame tra politiche attive del lavoro e sviluppo del territorio.
Quindi quello che manca non è soltanto una leadership all’altezza dei compiti di un ufficio a così alta sensibilità, ma il vero problema è la mancanza di una POLITICA SOCIALE da parte dell’Amministrazione Comunale, vale a dire che nessuno, dalla Giunta fino ai partiti che la sostengono, ha in mente un modello di intervento sociale che non solo definisca un orizzonte politico e di prospettiva , ma che abbia anche un minimo di organizzazione accogliente ed inclusiva. Ecco, tutto questo non c’è; questo è il grande problema di questa città.