Il bello delle elezioni è che, dopo il loro svolgimento, c’è sempre chi ha vinto e chi ha perso. Ma, un attimo dopo è anche il momento delle riflessioni e delle analisi. Non c’è dubbio che a Montignoso il vecchio schema del “fantasmagorico” vecchio “centro-sinistra” (PD, SEL, Socialisti e Rifondazione) ha prevalso sugli altri competitor, primi far tutti i “disobbedienti” di Montignoso Democratica. Ma chi ha vinto davvero?
Rispetto alle elezioni del 2011 con un -26% di consensi “Insieme per Montignoso” ha eletto il Sindaco Lorenzetti ed ha ottenuto la maggioranza in Consiglio comunale ma a che prezzo? Intanto pagando un impressionante crollo di consenso che, se fossimo stati in un Comune leggermente più popoloso, saremmo –oggi, in trepida attesa del ballottaggio. Inoltre chi ha vinto, impendendo in nome della propria autosufficienza “partitica”, quell’apertura ad una alleanza più larga ed articolata si è negata la possibilità di arricchire di idee, di persone e di progetti validi per la comunità montignosina negando a quella stessa comunità, una “maggioranza” plurale, più forte e più credibile. Certo nel 2011 il contesto politico era profondamente diverso; non c’era Renzi segretario del PD e premier in carica. Non avevamo visto la trasformazione genetica di quel partito che governa il Paese con la destra di Alfano e Verdini; non avevamo visto la scomparsa del centro-sinistra di “Italia Bene Comune” e non stavamo assistendo al tentativo di “attentato” costituzionale in corso che si vorrebbe consumato con la vittoria dei Sì al referendum di ottobre (in accoppiata con la legge elettorale cosiddetta Italicum). E in questo quadro la “sinistra al governo” che, nelle vecchie logiche, ha sicuramente ottenuto ciò che perseguiva legandosi però sempre più strettamente e in maniera subalterna al quel Partito Democratico, dovrebbe (dopo i festeggiamenti di “Pirro”) cominciare a spiegare le contraddizioni che la investono e che la investiranno.
Infatti, se per il pareggio di bilancio in Costituzione, piuttosto che per le “spending review” riversate dalle leggi di Bilancio “renziane” sopra e contro il sistema degli Enti Locali che non hanno più risorse per realizzare progetti e garantire servizi pubblici di qualità, governare anche un piccolo Comune diventa sempre più difficile se non impossibile, di chi sono le responsabilità politiche?
Sono e saranno anche di quella “sinistra al governo” che invece dovrebbe, in questo momento così delicato per la tenuta del nostro sistema democratico, “rompere” col Partito Della Nazione ricostruendo le ragioni dell’alternativa in maniera chiara e netta, senza indugiare, localmente, sui tatticismi “poltroneschi” di cortissimo respiro che sono “portatori sani” di incomprensione politica e di disaffezione quando, al contrario, nel nostro Paese (ed anche a Massa Carrara) ci sarebbe davvero bisogno di una un’altra Sinistra. Purtroppo per adesso quella nuova Sinistra è stata solo annunciata e si è incamminata in quel “percorso costituente” che rischia, giorno dopo giorno, di rivelarsi come una semplice operazione estetica. Dopo le elezioni del 5 giugno non nascondiamo le nostre preoccupazioni anche perché appare evidente che il vecchio e “fantasmagorico” vecchio centro-sinistra apuano vorrà riproporre le stesse modalità “compositivo-programmatiche” e la stessa alleanza sancita a Montignoso anche per Carrara nel 2107 e per Massa nel 2018. Una eventualità politico-amministrativa da scongiurare con la capacità di preparare per tempo una solida proposta alternativa, incentrata sulla partecipazione, sull’innovazione programmatica, sul rinnovamento della classe dirigente e, soprattutto, di sinistra! Noi faremo la nostra parte.
Rete a Sinistra Massa Carrara