Mentre a Massa e nell’intera provincia “impazza” la contestazione sul “caro-bolletta” e proliferano i Comitati “ANTI-GAIA S.p.a” soltanto pochi giorni fa la Camera dei Deputati ha “rinnegato” quello che 27 milioni di italiani avevano deciso nel Referendum del 12 e 13 giugno 2011 e cioè che l’acqua deve uscire dal mercato e che non si può fare profitto su questo bene.
I Deputati invece hanno deciso che il servizio idrico deve rientrare nel mercato, dato che è un bene di “interesse economico”, da cui ricavarne profitto. Per arrivare a questa decisione (beffa delle beffe!), i rappresentanti del popolo hanno dovuto snaturare la Legge d’Iniziativa Popolare (del 2007) che i Comitati dell’Acqua erano finalmente riusciti a far discutere in Parlamento. Legge che solo lo scorso anno (con enorme sforzo dei Comitati) era approdata alla Commissione Ambiente della Camera, dove aveva subito gravi modifiche, grazie agli interventi della coppia “Renzi-Madia”. Il testo approvato alla Camera obbliga i Comuni a consegnare l’acqua ai privati.
Ben 243 deputati (Partito Democratico e Destra) lo hanno votato, mentre 129 dell’opposizione hanno votato contro. Ora gli italiani sanno con chiarezza sia quali sono i partiti che vogliono privatizzare l’acqua, ma anche che il governo Renzi è tutto proteso a regalare l’acqua ai privati.
“L’obiettivo del governo Renzi -afferma giustamente Riccardo Petrella (militante del diritto all’acqua)- è il consolidamento di un sistema idrico europeo, basato su un gruppo di multiutilities su scala interregionale e internazionale, aperte alla concorrenza sui mercati europei e mondiali, di preferenza quotate in borsa , e attive in reti di partenariato pubblico-privato”.
Invece, i Sindaci che vogliono contribuire a dare attuazione all’esito referendario (e quindi che vogliono una gestione pubblica dei servizi idrici) nonostante il recente “stravolgimento” parlamentare devono:
promuovere con convinzione e determinazione un dialogo (aperto alla cittadinanza) con gli altri Sindaci dei Comuni che hanno affidato la gestione ad Spa Publi/Private, per sollecitarli ad elaborare insieme un percorso e una proposta concreta che abbia come finalità la ripubblicizzazione della gestione di servizi idrici;
dar vita ad una “nuova alleanza” tra “Sindaci per la ripubblicizzazione della gestione dei servizi idrici” e “Movimento per la ripubblicizzazione dei servizi idrici”;
chiedere formalmente alla Regione Toscana di contribuire – per quanto può fare tramite una legge regionale – al percorso di ripubblicizzazione, come ha fatto, almeno in parte, la Regione Lazio;
chiedere pubblicamente ai parlamentari locali di contribuire ad una legislazione in sintonia con l’esito referendario del 12 e 13 giugno 2011.
Chiediamo al Sindaco Volpi e a tutti i Sindaci della provincia quali siano le loro intenzioni reali sull’argomento e di convocare dei Consigli comunali “aperti” alla cittadinanza per riaffermare che, così come è ovvio, che l’acqua ed i servizi idrici rimangono di proprietà pubblica, è la gestione che deve essere ripubblicizzata togliendola, una volta per tutte, alle S.p.a. Publi/Private. E che le forze di Sinistra di “maggioranza” facciano altrettanto perché, se lo avessero dimenticato, l’acqua è un bene comune!