L’affermazione di una tipologia illogica di “relativismo” è senza tema di smentita uno dei problemi che caratterizzano, e se vogliamo minano e inquinano, la società contemporanea. Dai principi etici e morali tradizionalmente acquisiti dalla nostra cultura, ai saperi della scienza e della tecnica per dirigerci in ogni altro ambito e contesto della vita pubblica e del privato, tutto viene messo in discussione, delegittimato e ribaltato. Il soggettivo è divenuto e sta divenendo, in buona sostanza, sempre più la pietra angolare per il giudizio e la valutazione.
Una possibile chiave di lettura del fenomeno è data dagli studi del filosofo e politologo scozzese Alasdair MacIntyre, che ha parlato d “emotivismo”, processo legato legato a quella “sfera pubblica postmoderna” (Hartley) che è a sua volta la conseguenza della partecipazione, sempre meno mediata, garantita al cittadini (come al politico) da strumenti quali il web. Assieme alla “personalizzazione” ed alla “leaderizzazione” (aspetti approfonditi in contributi precedenti) l’ “emozionalizzazione” (Stenner e Lunt) sarebbe dunque uno dei risultati più significativi di questa nuova forma 2.0 di azione e interazione, che scardina i processi consueti della pratica politica e del dibattito.
Tornando a MacIntyre, e per meglio spiegare il concetto, “l’emotivismo è la dottrina secondo cui tutti i giudizi di valore, e più specificatamente i giudizi morali, non sono altro che espressioni di una preferenza, espressioni di un atteggiamento o di un sentimento”.
Ancora, questa volta secondo D’Ambrosio, “la persona emotivista giudica buona una realtà familiare, lavorativa, commerciale, culturale, religiosa, politica solo perché questa le piace. Un giudizio emotivista è a basso contenuto razionale, a motivo dell’assenza di criteri oggettivi, e ad alto contenuto emotivo, a causa del ruolo invasivo e vincolante dell’emotività. […] Esso (il giudizio emotivisa, ndr) nasce e muore nella sfera individuale, è senza oggettività e durata […] Sia la storia delle dittature che quella delle democrazie corrotte ci insegnano che non sono pochi coloro che fanno leva sull’emotività delle persone, molto speso sprovvedute di strumenti culturali e non formate politicamente, per capire consensi, guidarle demagogicamente, sfruttarle e corromperle”.
Fonti bibliografiche: “La comunicazione politica” (M.Sorice)