La gestione del referendum di Domenica scorsa lascia una profonda amarezza; vedere l’istituto del referendum, che dovrebbe essere uno dei momenti più alti di democrazia diretta di un Paese, piegato a logiche di piccoli interessi non è stato per nulla educativo, oltre che molto dispendioso.
L’aver caricato, forzatamente, un referendum molto tecnico e di scarso spessore con significati politici dirompenti, solo per cercare di dare una spallata al Governo ed al Presidente del Consiglio Renzi, è stato un grossolano errore, si è svilito tale istituto e questo ha generato disinteresse ed incomprensione verso il tema trattato.
Infatti, si è percepito solamente il tentativo di unire sul quesito referendario in funzione anti Renzi un ampio ed eterogeneo ventaglio di forze che va da Casa Pound all’estrema sinistra, passando per Fratelli d’Italia, Forza Italia, la Lega di Salvini, Sinistra Italiana, Grillo e diversi “oppositori” interni al Partito Democratico, manifestando lo scadimento di tanta parte del ceto politico oltre che la loro pochezza di progettualità.
Ma ulteriormente a queste semplici considerazioni, peraltro inutili rispetto alla chiarezza del risultato finale, abbiamo assistito ad un avvenimento che al momento non è stato colto sino in fondo.
Il referendum è stato proposto da ben nove Consigli Regionali; è stato proposto, cioè, da Enti i cui rappresentanti sono eletti direttamente dal popolo, orbene, costoro non hanno saputo spiegare le loro ragioni e coinvolgere al voto neppure quell’elettorato che dovrebbero rappresentare (e che con le tasse paga il loro lauto stipendio), ed inoltre, a riprova del paradosso, la maggioranza di queste Regioni sono amministrate da iscritti al Partito Democratico!
Questo aspetto lo considero estremamente significativo, in quanto, dimostra la caduta verticale di credibilità, di rappresentanza, delle istituzioni intermedie e l’indifferibile urgenza nel riformare, dopo il referendum costituzionale di Ottobre, anche il numero e le competenze delle Regioni. Tali istituzioni sono ridotte, in gran parte dei casi, a centri di costo difficilmente gestibili e talvolta clientelare.
Il cittadino stanco di politici auto referenziali e di una architettura istituzionale ormai datata , deve impegnarsi direttamente nei vari comitati di appoggio affinché il Referendum di Ottobre ottenga il maggior consenso possibile e si possa, quindi, aprire uno scenario diverso che supererà il bicameralismo, responsabile di lungaggini e farraginosità del sistema legislativo Italiano, superare le province con una nuova visione della governo locale e cambiare le regole per i futuri referendum.