L’arrivo del nuovo metodo di raccolta differenziata nei comuni lunigianesi è stato oggetto di dibattito dei vari esponenti politici sulla stampa locale. Tra i botta e risposta di sostenitori e contrari vi è anche l’intervento di Emanuela Busetto, portavoce di FdI-AN per la sezione Lunigiana, che ha ribadito:” Il nuovo è sempre difficile da accettare, ma di nuovo per chi già diligentemente faceva i compiti a casa nel differenziare i rifiuti, con la nuova società c’è ben poco, ma non ci vuole molto a capire che non vi saranno importanti variazioni sulle imposte a carico dei contribuenti fino al prossimo anno. I troppi bidoni o mastelle, come la Ideal Service preferisce chiamarli, un qualche problema di spazio lo creano sicuramente, ma il modo e il metodo con cui siamo venuti a conoscenza della cosa è stato al pari dei paesi sottosviluppati, dato che abbiamo ricevuto pochissimi avvisi postali, non è stato esposto alcun manifesto e, come se non bastasse, non è stato consegnato neppure il materiale adibito alle odierne modalità di ripartizione dei rifiuti. Ogni abitante, munito di codice fiscale e ultimo avviso di pagamento, deve recarsi personalmente presso i centri di smistamento e ritirare i 5 bidoni assegnati alla propria utenza, un disagio non indifferente per le persone anziani e per chi non possiede un mezzo proprio. Per questo sono solidale e concorde con le costanti lamentele che quotidianamente si associano al tale argomento da parte della maggior parte della popolazione lunigianese. La raccolta differenziata- prosegue l’ex candidata al consiglio regionale, costantemente impegnata nell’ambiente sociale del territorio- ha valore per chi la fa riducendo l’apporto di secco in discarica e per i gestori che ne ricavano una rinnovata materia prima rielaborabile e vendibile, con un ricavato che andrà in parte anche alle amministrazioni che appaltano il servizio di smaltimento alla ditta in questione. Amministrazioni comunali come quella di Licciana Nardi il cui primo cittadino Ezio Manetti ha già fatto sapere che, dal momento in cui vi sarà l’incasso dei suddetti introiti non vi è garanzia che possano essere ripartiti e scalati dalle tasse della popolazione, considerato che potrebbero essere reimpiegati per aumentare la percentuale di conferimento differenziato.
Non sono stati fatti però nomi su eventuali fabbriche o ditte che acquisterebbero il prodotto lavorato e il dubbio che tutto si risolva in una bolla di sapone o peggio ancora in una discarica colpisce la cittadinanza. Un altro serio problema riguarda anche quella parte di ammanco di cassa da parte di contribuenti impossibilitati, per ovvi motivi economici, al pagamento delle bollette Tarsu. I comuni preferiscono porre rimedio indicando percentuali elevate di cattivi pagatori come giustificazione ad applicare tariffe sempre più esorbitanti per servizi che, fino ad oggi, sono stati pessimi, non comprendendo che, più si alza il prezzo e meno la popolazione potrà permettersi di pagarlo, soprattutto in periodi come l’attuale.
Un capitolo a se- conclude Busetto- vale la pena aprirlo sulla forte presenza di immigrati sul territorio, ma assenteisti agli incontri pubblici. Mi domando se a loro è stato spiegato come differenziare, o se la popolazione autoctona, oltre a vitto ed alloggio, è costretta anche ad ammortizzare la quota di loro competenza, mentre le poche attività commerciali rimaste sul territorio tutti i giorni lottano per una boccata di ossigeno in una zona ormai moribonda. Vorrei terminare la mia riflessione sottolineando che ogni società che subentra nell’appalto della gestione dei rifiuti genera ulteriori costi e connessi debiti perciò speriamo che vogliamo sperare che almeno questa volta diversa dalle precedenti esperienze”.