E’ in un clima di forte commozione che si è svolta quest’ogg nel Palazzo comunale di Pontremoli, presso la Sala del ‘400 , la presentazione del libro “Quando hanno aperto la cella” ( ed. Il Saggiatore) scritto dal Sen. Prof Luigi Manconi e da Valentina Calderoni. All’evento patrocinato dalle “Donne del Partito Democratico”, rappresentate dall’ex segretario provinciale Roberta Loginotti, hanno preso parte Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, giovane della periferia romana deceduto in circostanze anomale nel reparto riservato ai detenuti dell’Ospedale Sandro Pertini, ed il suo legale l’avvocato Fabio Anselmo che, con l’aiuto della sua assistita, ha ripercorso tutto lo svolgimento della vicenda cercando di mettere in chiaro tutti i punti oscuri che la caratterizzano. L’autore ha voluto ringraziare i due ospiti, diventati oramai fedeli compagni di viaggio, definendo il suo libro come un atto dovuto a tutti quei ragazzi che sono morti per mano dello Stato, in questo caso rappresentato dalla negligenza delle forze dell’ordine, ricordando Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Giuseppe Pinelli e Daniele Franceschi vittime di queste “inspiegabili” dipartite improvvise. Al termine della manifestazione, Stefania ha voluto concedere un intervista prima d’intraprendere il viaggio di rientro verso Roma.
Com’è stato per la tua famiglia vivere i giorni dopo la morte di Stefano, subissati dal marasma mediatico, in un quartiere difficile come quello di Tor Pignattara?
Devo dire che nonostante fosse un momento terribile, soprattutto per i miei genitori, il quartiere ha risposto positivamente alla nostra voglia di giustizia organizzando, pochi giorni dopo la morte di mio fratello, una manifestazione alla quale hanno partecipato tantissime persone giunte da tutta Italia.
Sei indubbiamente una donna molto forte e determinata, ma dove hai trovato tanto coraggio per poter andare avanti con questa battaglia, sapendo che molti additavano tuo fratello come un rifiuto della società e a tal modo lo degradavano del suo diritto di essere umano?
E’ stato un percorso duro lo ammetto, ma ciò non toglie che lui era mio fratello ed è proprio per l’amore che nutrivo per lui che non ho mai pensato un solo secondo di mollare questa battaglia.
Come vivete tu e tuoi genitori il distacco da Stefano?
Logicamente i miei sono quelli che ne risentono di più, la morte di un figlio è un dolore inguaribile puoi solo imparare a conviverci e temo che per loro ciò non potrà mai passare. Io sento la mancanza di mio fratello ogni giorno, ma sono una madre e cerco di dedicare tutta me stessa alle mie due figlie portando avanti la mia vita e non dimenticando ciò che hanno fatto a Stefano.
Lei, come è stato ribadito dal Sen. Manconi, viene da una famiglia che votava Alleanza Nazionale, ma tutti sanno che, all’epoca dei fatti, sono stati proprio esponenti di spicco di tale partito a voltarle le spalle denigrando Stefano. Come ha vissuto tale tradimento “ideologico”?
Malissimo, mi sono sentita tradita dalle persone che rappresentavano i miei ideali. Come ho già detto io non sono un’attivista politica, ma vedere gli esponenti del partito che avevo sempre votato abbandonarmi, proprio quando erano all’apice di governo, è stato per me un colpo basso. Mi creda dal giorno in cui ho visto Stefano ridotto in quello stato alla camera mortuaria del Pertini, la mia visione del mondo è cambiata completamente, mi sono trovata a fare i conti con una realtà stravolta e totalmente distorta. Tutto ciò in cui avevo sempre creduto non era come doveva essere e le giuro è terribile vedersi abbandonare o screditare da coloro che per primi avrebbero dovuto pretendere chiarezza.