La recente e animata querelle sull’arrivo di un secondo operatore al porto di Carrara riveste un che di surreale e grottesco, a cavallo tra il teatro dell’assurdo e “Scherzi a parte”.
Il Sindaco di Carrara che “assicura” che i 400 camion (?!) giornalieri del nuovo operatore Grendi passeranno a levante come se le loro emissioni non avessero conseguenze nocive sull’abitato di Marina di Carrara .
Gli industriali che inizialmente sposano una posizione (pseudo)ambientalista contraria – facendo gridare molti al miracolo per questa imprevista palingenesi – ma successivamente precisano che “non è da loro chiedere limitazioni, vincoli e restrizioni” (!?) . Tesi molto ardita se non pericolosa in uno stato di diritto anche per i più pervicaci sostenitori del laissez faire , come se oltre a rappresentare un’associazione imprenditoriale costoro non fossero cittadini, alla faccia dell’art. 41 della Costituzione : “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”
Il Presidente dell’Autorità Portuale che , di fronte a 400 camion giornalieri , con motrici perennemente in moto di fronte al centro abitato di Carrara dichiara che parte dello (scarsissimo) investimento di Grendi sarà destinato alla difesa dell’ambiente che secondo lui consiste nel miglioramento della viabilità (!?) .
Senza alcun pregiudizio ideologico e soprattutto senza alcun influenza particolaristica, chi amministra la città e il porto dovrebbe chiedersi quali vantaggi alla collettività porterà un’operazione del genere non solo in termini economico-occupazionali ma anche di qualità della vita , considerato che, purtroppo o per fortuna, il porto è contiguo alla città .
Dal primo punto di vista, si ritiene ben pochi visto che l’operazione comporta scarsissimi investimenti (8 milioni di € in ventanni sono ridicoli e servono a malapena per la manutenzione dei loro mezzi) e meno che meno ricadute occupazionali. All’uopo saremmo curiosi di sapere come si creeranno 24 (?!) posti di lavoro con camion o rimorchi che entrano ed escono dalla stiva di una nave!
Dal punto di vista politico-amministrativo, premesso che da sempre chi scrive è contro il monopolio al porto di Carrara (e quindi ben vengano nuovi operatori ) , ammesso che il porto sia nelle condizioni strutturali e ambientali per un suo rilancio, una concessione della durata ventennale per un’iniziativa imprenditoriale che occupa ampi spazi in banchina e non produce significative ricadute economiche costituisce un vincolo eccessivo per la comunità . L’esperienza di altri porti italiani insegna che concessioni pluridecennali vengono rilasciate sulla base di precisi, cospicui e concreti investimenti . In questo caso la resa per il territorio è pari allo zero. Dal punto di vista ambientale saremo poi di fronte ad un ulteriore e forte incremento dell’inquinamento acustico e atmosferico in un’area urbana già fortemente compromessa !
L’Europa ferma le auto nei centri urbani , noi facciamo arrivare 400 camion al giorno in pieno centro cittadino !
Facendo due calcoli e supponendo prudentemente 200 camion al giorno (e non i 400 dichiarati) per 300 giorni /anno, avremmo 60.000 camion all’anno in entrata o uscita .
Considerato che il parco circolante degli autocarri in Italia ha un’età media di 19 anni e 7 mesi (fonte Aci) e che quindi i 60.000 camion considerati rientrerebbero nelle categorie Euro 1 o Euro 2, supponendo una percorrenza media di 10 Km/giorno (porto-autostrada) , tenendo ottimisticamente conto che fossero tutti Euro 2 avremmo per ogni camion emissioni di C02 pari a 970 g/km (cioè 9,7 kg/giorno) per un totale di 582 tonnellate all’anno ! Secondo la Columbia University (e l’U.E.) per fissare in un anno 1 kg di Co2 occorrono 1.000 mq di terreno incolto o 100 mq di bosco. Tanto per fare un esempio, se volessimo abbattere la Co2 prodotta solo da questi camion occorrerebbero 58,2 kmq di boschi cioè una superficie pari all’82% dell’intero territorio comunale carrarese.
Riguardo alle Pm 10 , per restare su un tema di estrema e tragica attualità in tutto il mondo, percorrendo sempre come media 10 Km/giorno (andando a 30 km/h) , se fossero Euro 2 (calcolo prudente) , produrrebbero la bellezza di 400 kg di polveri fini, per la gioia dei polmoni di coloro, e sono in tanti , che abitano a Marina di Carrara e/o vanno a passeggiare , a pedalare o a prendere l’aperitivo sul lungomare !
Questi dati sono notevolmente sottostimati se si pensa che non sono state calcolate le emissioni delle motrici perennemente in moto in banchina a caricare e scaricare rimorchi .
Questa vicenda, testimonia ancora una volta, se ce ne fosse ancora bisogno, la consueta approssimazione , la totale insensibilità ambientale , il mancato rispetto di un bene primario, costituzionalmente garantito, quale la salute e l’assoluta mancanza di una visione strategica degli amministratori carraresi .
Non si può svendere il territorio e la salute dei cittadini carraresi (e massesi) in nome di una pretestuosa seppur condivisibile esigenza di concorrenza in ambito portuale .Abbiamo già dato !
Prof. Riccardo Canesi
(Docente di Geografia Economica , già componente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati)