L’obiettivo di Putin è probabilmente chiudere lo sbocco al mare all’Ucraina, per portarla al declino storico (la ritiene uno Stato “artificiale”) o costringerla a trattare da una posizione di assoluta e disperata debolezza.
Anche quando la già fragile Russia (che, lo ricordiamo, è un Paese in via di sviluppo e minato da differenti e molteplici criticità interne) riuscisse nell’intento, ciò le costerebbe uno sforzo immane e prolungato e, non in ultimo, la pressione estenuante di una guerra di resistenza e di costanti controffensive (come peraltro accadrebbe se intendesse fermarsi al Donbass).
Uno scenario del tutto simile a quello afghano (1979-1989) e, come in Afghanistan, Mosca si ritirerà o cambierà linea solo quando si verificherà un cambio al suo vertice, domani come tra dieci anni. Quella sconfitta fu tra le cause principali del crollo dell’Unione Sovietica, il che pone un’ombra pesantissima sul futuro della Federazione Russa*.
*le forze sovietiche presero oltretutto subito Kābul mettendo in atto un cambio di regime, cosa che ai russi non è invece riuscita con l’Ucraina
Nella foto: bambini afghani seduti su un carro armato sovietico distrutto