Motivo dell’odio dei nostalgici e dell’ammirazione dei democratici e degli anti-comunisti, la consolidata teoria che vuole Michail Gorbačëv liquidatore dell’URSS è tuttavia decentrata e immatura, come priva di ogni sostegno razionale è la vulgata secondo cui la sua elezione sarebbe stata pilotata dalla CIA, così da far implodere il blocco sovietico.
In realtà furono proprio i conservatori, i “burosauri”, a volere Gorbačëv al Kremlino, ormai consapevoli dell’urgenza di un’azione riformatrice radicale. A tal proposito basterà ricordare che un “falco” quale Jurij Andropov lo aveva designato come suo successore (sarebbe invece stato eletto la “meteora” Černenko). Anche oggi non c’è del resto nessuno, nemmeno tra i comunisti russi od ex sovietici più irriducibili, nemmeno uno Zjuganov, a negare che il Paese si fosse ormai impantanato in una situazione insostenibile. E infatti il “padre” della Perestrojka e della Glanost’ cercò in tutti i modi di salvare il sistema, rendendolo più agile e moderno secondo una prospettiva che considerava autenticamente leninista. Non ci riuscì, ma non, come ritengono certi osservatori occidentali troppo avvezzi ad applicare i parametri del loro mondo a quelli della realtà sovietico-russa, per le difficoltà dell’economia, perché le code davanti ai magazzini GUM si erano fatte un po’ più lunghe. Non ci riuscì per l’incapacità, la corruzione e l’ostruzionismo della classe dirigente e burocratica dello Stato e, soprattutto, per la questione delle nazionalità*, spina nel fianco di ogni impero multi-etnico come di ogni altro aggregato multi-etnico che non sia costruito su basi eque e condivise (si pensi a cosa sarebbe successo da lì a pochi anni in Jugoslavia); appena fu aperta una piccola breccia, le nazioni dell’ “impero interno”, Russia a guida eltsiniana in testa, seguirono il sentiero di quelle dell’ “impero esterno” dopo il varo della “Dottrina Sinatra”, andando incontro a un’indipendenza agognata per decenni, se non per secoli**.
E , forse, Michail Sergeevič lo sapeva, non a caso disse che non sarebbe potuta esistere un’unione senza l’Ucraina. Ma questo è un altro discorso ancora.
*si rimanda all’interessante produzione dello storico e accademico Stephen Mark Kotkin
**uno scenario insidioso pure per l’odierna Federazione Russa, attraversata da lunghi e dolorosi conflitti etnici dal Caucaso alla Siberia.
“Noi non rinunciamo alle nostre convinzioni, alla nostra filosofia e alle nostre tradizioni, né invitiamo nessuno a rinunciare alle proprie. Ma non intendiamo neppure rinchiuderci nell’ambito dei nostri valori. Ciò ci condurrebbe a un inaridimento spirituale, poiché significherebbe rinunciare a una possente fonte di sviluppo, quale è lo scambio di tutto ciò che di originale viene creato da ogni nazione autonomamente.”
“Chi arriva tardi sarà punito dalla Storia”
(Michail Sergeevič Gorbačëv, Privol’noe, 2 marzo 1931–Mosca, 30 agosto 2022)