Se risulta normale e scontata l’ostilità della destra borghese, da sempre vicina al grande capitale, rispetto a iniziative quali la Giornata Mondiale del Clima e a personaggi come Greta Thunberg, all’apparenza meno comprensibile è quella delle destre anti-sistemiche, spesso sostenitrici di istanze anti-moderniste, no-global, ecologiste, ecc.
Un controsenso solo apparente, tuttavia, dal momento in cui, fin dalla sua nascita (nel secolo XIX), il populismo e l’anti-sistemismo reazionario e di destra sono stati anch’essi funzionali ai potentati industriali ed economici (tra i massimi responsabili delle politiche anti-ambientali), che li hanno scelti e usati come baluardi contro le sinistre massimaliste. Un bagaglio storico e politico alla prova dei fatti più importante, significativo, condizionante e decisivo dei richiami dell’antico Ruralismo.
L’appoggio di importanti gruppi del petrolio e dell’edilizia a politici come Trump o Bolsonaro* e le scelte anti-ambientali di questi ultimi, ribadiscono, del resto, tutta la doppiezza e l’insincerità della propaganda anti-sistemica di una certa destra, integrata nel “sistema” quanto e più delle sinistre moderate e socialdemocratiche bollate invece come borghesi e distanti dalle “masse”.
Una nota di “colore” è costituita da quella parte di opinione pubblica scopertasi ecologista in occasione del referendum sulle trivelle dell’aprile 2016 (in funzione anti-renziana) e oggi indifferente o critica verso l’impegno dei giovani per il clima
*Trump e Bolsonaro sono casi emblematici di outsider tattici. L’ “outsider tattico” sceglie di giocare il ruolo di outsider a scopo propagandistico, pur non essendolo. Esistono poi l”outsider demografico” (appartiene ad una minoranza o ad un gruppo etnico, sociale, economico, religioso solitamente escluso da potere) e l’ “outsider psicologico” (percepisce sé stesso come estraneo all’ambiente nel quale opera ed è collocato).