“Amo le persone ignoranti”; così il repubblicano Donald Trump, dopo la sua vittoria nei caucus del Nevada. La frase, ingenuamente catalogata come provocatoria, rientra invece nel quadro di una ben delineata strategia politica e comunicativa, tanto dirompente quanto sottile ed efficace.
Appropriandosi di uno degli stilemi classici delle destre populiste, il magnate cerca infatti di parlare all’ “uomo comune” (“everyman”) dell’ “uomo comune” con il linguaggio dell’ “uomo comune”. Trump si rivolge, nel caso di specie, alla “working class” (bianca) che, secondo la sua traiettoria concettuale, è “ignorante” perché non ha tempo da perdere in vacui esercizi intellettuali, dovendo lavorare e produrre.
In questo modo, il candidato goppista rivolge un attacco anche alla sinistra, tradizionalmente bollata dalle destre populiste come lontana dal “Paese reale”.
La frase trumpiana sarà paragonabile alle cravatte allentate di Umberto Bossi o al “trash talking” grilliano e salviniano, tutti esempi di comunicazione concepita per suggerire alle masse vicinanza, pragmatismo e genuinità