MORBILLO IN GIAPPONE – La segnalazione all’OMS di un’epidemia di morbillo in corso in Giappone merita alcune considerazioni. Al 20 maggio 2018 il Giappone conta 161 casi di morbillo. Il caso indice, da cui l’epidemia avrebbe avuto origine è probabilmente un viaggiatore internazionale in cui il morbillo è stato diagnosticato nella prefettura di Okinawa il 20 marzo 2018. Va sottolineato che il Giappone era stato dichiarato libero dal morbillo nel marzo 2015, quando era stato possibile verificare che per 36 mesi consecutivi non si era verificata alcuna trasmissione dell’infezione all’interno del Paese.
Un risultato ottenuto sia per mezzo di alte coperture vaccinali sia attraverso l’individuazione rapida e la rapida risposta a ogni caso di morbillo. Nel 2016, la copertura vaccinale della prima dose, somministrata ai bambini di un anno, risultava del 97%; quella della seconda dose, prevista un anno prima dell’inizio della scuola primaria del 93%. Più del 95% dei bambini a due anni di età sono risultati positivi per gli anticorpi indotti dal vaccino a titolo agglutinante ≥16 e quindi da considerarsi immuni.
VACCINARSI E’ L’UNICO RIMEDIO – Ma allora, come è potuto accadere? Il Prof. Massimo Galli, Presidente della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, sottolinea il pericolo e lancia un appello in favore della vaccinazione:
“Come in tutto il mondo, anche nel civilissimo e organizzatissimo Giappone una parte importante della popolazione adulta non è stata mai vaccinata e non ha mai incontrato il virus del morbillo. È quindi suscettibile all’infezione. L’età mediana dei colpiti in Giappone, 29 anni, spiega quello che è successo. Questa è la ragione per cui l’OMS ha raccomandato, in luoghi con bassa incidenza ed elevato rischio di importazione del virus del morbillo, la vaccinazione della popolazione ad alto rischio di esposizione al virus importato (senza certificato di vaccinazione o immunità contro morbillo e rosolia), quali operatori sanitari, persone che operano nel turismo e nei trasporti (hotel e catering, aeroporti, autisti di taxi, ecc.). Va ricordato che il morbillo è una delle malattie più contagiose che si conoscano e che ogni persona colpita arriva a contagiarne in media fino ad altre diciotto”.
IN ITALIA NON VA MEGLIO – E in Italia? Dal 1° gennaio al 31 maggio 2018 sono stati segnalati da 20 regioni un totale di 1716 casi di morbillo (ben 397 nel solo mese di maggio), inclusi 4 decessi. Anche in Italia, non a caso, l’età mediana delle persone colpite è stata di 25 anni, a segnalare che la maggioranza dei casi si è verificata in adulti o giovani adulti. Il 20% dei colpiti aveva però meno di cinque anni, a conferma delle note carenze di copertura vaccinale tra i più piccoli. Il fatto tuttavia che in 107 casi si trattasse siano di bambini di meno di un anno di età sottolinea l’importanza di vaccinare le donne che programmano una gravidanza.
I bambini che si ammalano di morbillo entro l’anno di vita sono spesso figli di madri non vaccinate e che non hanno mai incontrato il virus, e che quindi non hanno potuto trasmettere al bambino i loro anticorpi. Vi è anche la possibilità che il morbillo venga contratto dalla madre non vaccinata in gravidanza e trasmesso al bambino. Va anche sottolineato che contrarre il morbillo molto precocemente, al di sotto dei due anni di vita, comporta un aumentato rischio di incorrere nelle complicanze più gravi dell’infezione. Va infine ricordato che, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità aggiornati al 28 febbraio 2018, la copertura vaccinale a due anni di età dei bambini nati nel 2015 in Italia era del 91,68%, quindi ben al di sotto della soglia richiesta del 95%.