Con la nascita della società industriale e l’organizzazione sempre più settoriale dei lavoratori, molti studiosi si convinsero che le “masse” fossero divenute delle platee passive, vulnerabili alla propaganda ed alla persuasione perché plasmate dall’alienazione delle fabbriche e dei nuovi meccanismi di produzione. Un approccio che fu tuttavia ribaltato negli anni ’60, quando si impose il “modello degli effetti limitati”.
Come spiega la Prof. Cavazza, «secondo tale concezione, i media raramente cambiano gli atteggiamenti, più spesso rafforzano quelli preesistenti. Ciò sarebbe dovuto al fatto che le persone sono dotate di strutture cognitive, ovvero “filtri” che consentono di leggere e interpretare la realtà in modo veloce, attraverso l’organizzazione delle conoscenze che hanno immagazzinato in memoria. I messaggi coerenti con le opinioni che l’individuo possiede già sono allora facilmente collegabili a tali strutture, mentre quelli contrastanti richiedono una difficile operazione di modifica, resa ancor più improbabile dal fatto che ogni opinione è collegata a molte altre opinioni e conoscenze, quindi la conversione richiederebbe una ristrutturazione di una parte notevole del sistema. In altre parole, lo sviluppo dello studio delle strutture cognitive, dei modi cioè di cogliere, interpretare e organizzare le conoscenze individuali sul mondo, ci restituisce l’immagine di un pubblico come un insieme di persone attive che rivolgono la propria attenzione in maniera selettiva a ciò che giudicano interessante o reinterpretano i messaggi in relazione agli atteggiamenti preesistenti»
Oltre al portato empirico (test, statistiche, esperimenti, ecc) anche le neuroscienze sembrano dunque smentire l’ipotesi della propaganda come plasmatrice e manipolatrice, dall’alto, di opinioni e percezioni. Di nuovo, il “modello degli effetti limitati” offre una sponda anche a teorie come il “bias confermativo”, a riprova di come “fake news” e disinformazione siano efficaci soprattutto in chi è già predisposto ad accogliere il messaggio che veicolano.
Fonti bibliografiche: “Comunicazione e persuasione. L’abilità di convincere e di resistere” (Nicoletta Cavazza, Ediz. Il Mulino)