<< Le frontiere? Esistono eccome. Nei miei viaggi ne ho incontrate molte e stanno tutte nella mente degli uomini>> dice Thor Heyerddahl, il noto viaggiatore norvegese.
Quello che è capitato lo sapete già, nella provincia di Massa Carrara il racconto di una favola intitolata “la Principesa e il Drago” ha portato i genitori di una bambina a ritirare la figlia dalla scuola elementare in questione. Decisione, diciamolo subito, legittima e personale. Ma di cosa parla questa favola? C’è una Principessa dal bel nome di Elizabeth. Elizabeth vive in un castello e sta per sposare il principe Ronald. Un giorno accade qualcosa di terribile, perché un drago distrugge il castello, e con le sue potenti fiamme brucia tutti i suoi bei vestiti; in più rapisce il principe. Cosa fa allora Elizabeth? Non si da per vinta non si perde d’animo; “si rimbocca le maniche”, come le nonne ci hanno insegnato a fare nelle difficoltà: parte alla ricerca del dragone per liberare il suo principe, e ci riesce pure. Ronald però non è proprio il Principe Azzurro che lei voleva, è un rammollito, un superficiale e un inetto, quindi Elizabeth ragiona e tira le somme. Pensiamo che si sia detta: “è questa la vita che voglio?”. Una storia con i protagonisti classici, canonici e tipici delle fiabe ma interpretati in una veste non tradizionale. I genitori però hanno ritenuto “scorretto” scegliere una favola sulla differenza di genere senza aver prima concordato la scelta con le famiglie. Il racconto della favola è stato inserito nel programma di un laboratorio di lettura incentrato proprio sulla differenza di genere che si chiama “Liber* tutt*”, giunto alla seconda edizione: rivolto agli alunni dai 5 anni in su, finanziato con 78 mila euro ed nato per spiegare e insegnare ai bambini a rispettare le diversità. Al progetto hanno aderito 35 scuole del territorio per 110 alunni coinvolti.
Altra favola“strana” secondo alcuni e anche secondo i genitori della bambina è quella “Una bambola per Alberto”: Alberto vuole una bambola, ma tutti lo prendono in giro, e il suo babbo gli regala trenini elettrici e palloni. Alberto prova giocare con questi giocattoli, ma continua a desiderare una bambola. Un giorno la nonna gli fa una sorpresa e gli regala proprio la bambola che lui voleva. La nonna è convinta che assecondare questo desiderio renderà Alberto un padre attento e sensibile.
Il consigliere comunale Stefano Benedetti interviene e chiede al sindaco Volpi di far chiarezza: <<… garantire il principio che la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna rappresenta l’istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita e che è il nucleo naturale e fondamentale della società e come tale, ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato>>. I social e i media si scatenano e la notizia rimbalza da parte a parte. Noi di Sel, ribadendo quanto sia legittima la scelta dei genitori ci chiediamo invece quale sia l’idea di mondo da fare conoscere a dei bambini. Ognuno di noi ha dentro di sé un mondo ideale che vorrebbe in un certo modo e diverso dal mondo ideale di altre persone, ma è lì che sta il nodo, collaborare e condividere la nostra idea del mondo con quella degli altri, dove siamo tutti diversi ma con gli stessi diritti e gli stessi doveri. A scontarsi su concetti come quello di “famiglia tradizionale”, “amori naturali”, matrimoni gay ecc., non sono mai i concetti preconfezionati, ma le persone. I bambini spesso ci insegnano che siamo noi persone a costruire recinti invisibili ma spesso invalicabili che portano soltanto incomprensione, razzismo e paura. La diversità è insita in ognuno di noi, è sacrosanta, è vitale e portatrice di cultura, una cultura che va proiettata verso il futuro, si guardando al passato, ma non restando impigliati ad esso. E poi chi lo stabilisce che un maschio non può giocare con una bambola e soprattutto chi lo stabilisce che la Principessa non può salvarsi da sola? Principi di tutto il mondo unitevi a noi e state tranquilli, non vogliamo in nessun modo togliervi il mantello, vogliamo soltanto i parare ad andare a cavallo insieme a voi, così quando uno non è in condizioni per andare avanti l’altra può darvi una mano. E infine su, l’azzurro come colore non è nemmeno questa gran bellezza.
Tornando alla diversità, ragionate su questo fatto realmente accaduto in una scuola elementare di Bologna, che non ha a che fare con la diversità di genere ma sempre di diversità e quindi di integrazione parla: una maestra, molto attenta a rendere tutti uguali i suoi alunni, un giorno decide di preparare del cous cous per fare sentire a suo agio un bambino africano durante al mensa. Piatto molto apprezzato da tutta la classe, ma quando al bambino in questione gli è stato chiesto se quel piatto gli fosse piaciuto lui rispose più o meno così: << Maestra mi è piaciuto molto, ma la mia mamma lo fa più buono… lei ci mette uno strato di cous cous e uno strato di tortellini (alla bolognese), uno strato di cous cous e un strato di tortellini>>.
Diverso da chi?