“L’uomo non rinuncia alla memoria“.
Ecco quello che afferma Andrea Carandini, presidente del Fai, Fondo Ambiente Italiano, dopo la proposta di ricostruire i templi distrutti di Palmira, in Siria. La domanda ci giunge spontanea: come si può rimediare a tutto ciò?
L’interessante tema della riproducibilità delle opere distrutte e la sostenibilità ambientale di questo tipo di interventi sono stati affrontati dai giovani imprenditori di Tor Art, azienda di Carrara che ha introdotto nuove tecnologie nel marmo apuano ed è specializzata in scultura.
Tor Art ha avuto importanti collaborazioni non solo con artisti come Barry X Ball, e designer come Amanda Levete, i fratelli Bouroullec, Zaha Hadid, ma anche con prestigiose istituzioni impegnate nella conservazione dei beni culturali come la Gipsoteca Canoviana, il Museo dell’Hermitage, il Castello Sforzesco, e il Thorvaldsen Museum.
Ebbene grazie a scanner laser 3D e robot antropomorfi, abbinati alla tradizionale esperienza nel campo, lo scorso 19 aprile Tor Art ha presentato a Londra, più precisamente a Trafalgar Square, la riproduzione in scala 1:3 dell’arco del Tempio di Bel a Palmira, simbolo delle distruzioni compiute recentemente dall’Isis. La copia farà persino il giro del mondo, raggiungendo New York e Dubai nel mese di settembre, dove verrà esposta.
Realizzato tra il I e il II secolo d.C. Il tempio di Bel, in Siria, le cui rovine furono inserite dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’Umanitá nel 1980, non ha infatti resistito ai colpi inferti dai terroristi, che lo hanno abbattuto nell’agosto 2015.
La tecnica utilizzata per ricostruire l’arco è la stampa 3D, sfruttata da D-Shape, azienda che ha contribuito alla realizzazione, per legare sabbia e roccia, stampando blocchi di marmo grezzo e pietra arenaria. Il 70% del materiale utilizzato proviene da Carrara e dalle Alpi.
“La nostra tecnica è sottrattiva, andiamo a togliere per dare forma. I robot lavorano assieme ai nostri scultori“, afferma Giacomo Massari, uno dei fondatori dell’azienda carrarina. Sottrarre per creare o riprodurre, ecco la loro filosofia.
Questa tecnica è un importante traguardo perché può essere applicata anche ad altri monumenti andati perduti o deteriorati nel tempo, e in Italia di esempi ne abbiamo l’imbarazzo della scelta.
La riproduzione dell’arco, fa parte del progetto The Million Image Database, promosso dall’Istitute for Digital Archaelogy (IDA), per la tutela e la salvaguardia del patrimonio culturale mondiale, con il patrocinio dell’Unesco. L’istituto ha infatti saggiamente distribuito oltre 5 mila fotocamere a civili e volontari in Medio Oriente, per fotografare monumenti e siti a rischio, aggiungendo così sempre nuove immagini al Database. Tutto questo per ricordare di non “dimenticare” la storia.
La copia dell’arco di Bel perciò, non solo rappresenta un simbolo di rivincita e speranza, nei confronti di questi ignobili atti, ma rappresenta un nuovo approccio nei confronti dell’archeologia, una nuova possibilità di ricreare opere perdute, un nuovo futuro per l’archeologia attuale, e quel futuro parte proprio da “vicino” a noi.
Brunetta Ulivi.
Foto 1: http://www.internazionale.it/notizie/2016/04/04/palmira-rovine-stato-islamico
Foto 2;3;4;5: http://www.artribune.com/2016/04/palmira-la-ricostruiamo-a-carrara-ecco-immagini-e-video-del-robot-che-sta-ricreando-larco-del-tempio-di-bel-in-scala-11/robot-allopera-per-ricreare-larco-del-tempio-di-bel-di-palmira-tor-art-carrara-2/
Foto 6;7;8;9: http://blog.zonageografia.deascuola.it/articoli/risorto-a-londra-larco-di-palmira