Qualcuno sta paragonando il periodo che stiamo vivendo al maccartismo, nello specifico la tendenza ad accusare di “negazionismo” (e di egoismo, stupidità ed analfabetismo funzionale) chiunque mostri e manifesti dissenso, anche in maniera lucida o tiepida, rispetto alla linea ancora dominante.
Il paragone è centrato ed ha una sua ratio storica, perché oggi come allora domina un timore spesso irrazionale (anche i maccartisti e le destre reazionarie parlavano tra l’altro di “contagio” a proposito della diffusione delle idee comuniste e socialiste) e perché oggi come allora si assiste ad un tiro al bersaglio cieco e indiscriminato, una spirale verso il basso in cui il pensiero critico e la differenza sono demonizzati e la sfumatura non ammessa, considerati metastasi da combattere ed estirpare.
In comune con il maccartismo c’è anche la denuncia e la segnalazione “de facto” di chi non rispetterebbe le “regole”, dai runner solitari ai 16enni che si baciano togliendosi la mascherina, ecc.
Il maccartismo fallì e fallì male, tuttavia, portandosi dietro i suoi sostenitori; questo perché in un circuito democratico ed avanzato un approccio isterico e liberticida non può mai sopravvivere e prosperare, oltre il breve termine.