Torniamo a ripetere che bisogna intendersi bene sul termine antifascismo, se lo facessimo si eviterebbero tante incomprensioni, anche con esponenti della destra alla Benedetti, che come di solito un po’ strumentalizza le questioni. Infatti, nell’ultima querelle relativa alla richiesta di Rifondazione Comunista di una dichiarazione di intenti antifascisti da parte di chi utilizza degli spazi pubblici comunali, ha avanzato la proposta di chiedere anche una dichiarazione di anticomunismo. Capiamo la sua verve polemica, ma proviamo di nuovo a spiegare dove sbaglia.
Per noi anche Benedetti, inteso nel suo ruolo istituzionale di Consigliere Comunale, è un antifascista, forse a sua insaputa, come lo sono e lo devono essere in base alla Costituzione tutti i rappresentanti dello Stato, fin nelle loro declinazioni territoriali più vicine ai cittadini.
L’antifascismo non è una parte opposta ad una altra parte che si chiama fascismo. Mentre quest’ultimo è espressione di interessi di una parte ideologica, purtroppo negativa nella storia del paese, l’antifascismo è un superamento di tali interessi nell’interesse comune di tutti. È quindi un innalzare il livello del discorso politico, e per questo il suo valore è sancito dalla Costituzione. L’antifascismo come discorso di metodo ha ancor oggi una valenza importante per la nostra democrazia, lo ha ricordato in maniera chiara Ceccotti, Presidente del Consiglio Comunale, il giorno della Liberazione.
Dichiarare l’antifascismo dovrebbe essere superfluo perché esso è valore insito nel nostro sistema, ma la contingenza politica nazionale e internazionale nella quale riemergono, senza alcuna contestazione di legalità, gesti, bandiere, parole d’ordine, simboli, slogan e azioni dichiaratamente di carattere fascista e nazista, rendono opportuno farlo.
Rispetto alla provocazione sull’anticomunismo rispondiamo che l’ANPI non si configura mai in senso ideologico, non dovendo e non volendolo fare, dato che rappresenta tutto l’arco delle forze politiche antifasciste che contribuirono poi alla Costituzione. In tal senso l’ANPI non ha certo l’ambizione di distribuire patenti di antifascismo, più umilmente si pone a salvaguardia di tale valore, nulla di più.
Un po’ divertiti suggeriamo a Benedetti di inoltrare la sua richiesta in Russia, dove tra l’altro ci hanno pensato da soli, nel 1991, quando misero al bando il PCUS, esprimendo una condanna sul come era stato gestito dal partito lo sviluppo del comunismo, ma non certo rigettando in sé l’ideale di una società più egualitaria e giusta.
Rispetto al nostro paese c’è da chiedere quale comunismo si dovrebbe rinnegare. I comunisti, infatti, sono stati antifascisti per tutti i 20 anni del regime e ciò non fu certo un male, hanno fatto poi la Resistenza, la lotta di Liberazione, collaborato a scrivere la Costituzione e soprattutto assieme a tutte le altre forze antifasciste dell’arco costituzionale, nel dopoguerra hanno contribuito a costruire il paese ed il nostro sistema democratico.
Nella nostra Associazione ci stanno con pari dignità popolari, socialisti, comunisti, repubblicani, azionisti, per parlare delle forze politiche storiche, e comunque tutti coloro che credono in una politica di alto valore etico che trova appunto il suo fondamento nell’antifascismo.