Con il progredire di una sensibilità comune legata agli animali ed alla loro condizione, si è andato anche affermando e consolidando un movimento che chiede la messa al bando di qualsiasi pratica scientifica e di ricerca che li veda coinvolti. Ma che cosa c’è di vero in quanto viene scritto sulla sperimentazione animale? E che cos’è la vivisezione? Sono la stessa cosa? E le pratiche alternative, sono ad oggi davvero efficaci e spendibili? Ne abbiamo parlato con il dottor il Federico Baglioni, 28enne biotecnologo, divulgatore scientifico per Wired, Today, OggiScienza, RAI Nautilus e debunker con Bufale e Dintorni-Fermatele. Baglioni ha da poco dato alle stampe “Topi dietro le sbarre: cosa bisogna sapere sulla sperimentazione animale?”, un saggio che affronta ed analizza l’argomento.
-Perché un libro sulla sperimentazione animale? Quando le è venuta l’ “ispirazione”?
-Il libro “Topi dietro le sbarre: cosa bisogna sapere sulla sperimentazione animale?”(http://www.c1vedizioni.com/#!topi-dietro-le-sbarre/c1113), pubblicato il 14 Marzo 2016, è nato grazie ad Armando De Vincentiis, curatore della Collana Scientia et Causa della C1V Edizioni, che a Novembre 2015 mi ha esplicitamente proposto di scrivere un libro sul tema. D’altra parte era da tanto tempo che mi interessavo all’argomento ed ero sicuro che prima o poi mi sarei cimentato in quest’avventura. Come mai un libro? Sicuramente c’è l’esigenza di parlarne: il tema è estremamente importante e delicato e viene affrontato spesso in modo confusionario, dando voce a persone non competenti, con il rischio di diffondere vere e proprie bufale. Inoltre non esistono testi del genere: si trovano informazioni su internet, ma moltissime sono parzialmente o totalmente false. Esistono anche fonti affidabili, ma sono facilmente slegate fra loro, incomplete, troppo riduttive o al contrario eccessivamente dettagliate. In altre parole mancava finora un testo che racchiudesse tutte le informazioni sul tema, che affrontasse i principali aspetti con il giusto grado di dettaglio e un linguaggio davvero accessibile, preservando comunque la possibilità di poter approfondire ulteriormente le parti ritenute più interessanti, grazie a fonti e link. In altre parole, mi auguro che questo libro possa diventare punto di riferimento per tutti coloro che vogliono sapere qualcosa di più sull’argomento e vogliono costruirsi una propria opinione personale, che sia però basata su fatti e non credenze e pregiudizi.
-Ma che cos’è, all’atto pratico, la sperimentazione animale?
-La sperimentazione animale è quella branca di ricerca che fa uso di animali per fini scientifici per migliorare la salute dell’umano e dell’animale. Essa può essere di vari tipi: può riguardare il perfezionamento di una nuova tecnica chirurgica, può servire a testare la sicurezza ed efficacia di un farmaco o servire per la comprensione di una malattia alla fine di trovare un trattamento. Non va dimenticata anche la ricerca di base, ovvero lo studio di meccanismi biologici, come il funzionamento del cervello o il comportamento animale, che hanno come unico fine l’avanzamento della conoscenza: questi studi, apparentemente superflui, sono in realtà assolutamente essenziali per qualsiasi sviluppo applicativo nel campo della salute e della medicina, sia dell’uomo che dell’animale.
-Spesso, nella narrazione comune, vivisezione e sperimentazione diventano sinonimi. Ma è davvero così?
–No. La vivisezione, intesa come taglio dell’animale da vivo, è una pratica che è stata comune per Secoli, ma che è vietata per legge da decenni. Gli esperimenti oggi sono molto meno invasivi, e utilizzano molti meno animali. Inoltre la sensibilità per il benessere animale è decisamente cresciuta rispetto a un tempo e le condizioni di salute degli animali nei laboratori sono oggi rigidamente controllate. Per legge, inoltre, sono obbligatorie pratiche come anestesia, analgesia ed eutanasia che rendano minimo il dolore provato dall’animale. Per tutti questi motivi oggi i ricercatori suggeriscono di usare un termine neutro come sperimentazione animale, piuttosto che uno fortemente emotivo come vivisezione che rievoca pratiche orribili di un tempo, fortunatamente vietate.
-Cosa ne pensa dei metodi alternativi?
-Nel corso dei decenni i ricercatori hanno cercato di limitare l’utilizzo di animali all’indispensabile, favorendo lo sviluppo di metodi che possano risparmiare loro sofferenze. I metodi alternativi oggi sono prevalentemente test al computer (in silico) o esperimenti su cellule, tessuti e addirittura organi (in vivo). Gli incredibili avanzamenti tecnologici e le nuove conoscenza scientifiche hanno permesso negli ultimi anni la realizzazione di test “alternativi” sempre migliori ed efficaci che hanno fortemente ridotto il numero di animali utilizzati: in alcuni casi, addirittura, l’animale può essere completamente rimpiazzato. Purtroppo però quasi tutti i test alternativi sono in realtà “solamente” complementari, nel senso che rappresentano il passaggio precedente alla fase di esperimenti sugli animali. Se infatti su cellule e computer si possono progettare i farmaci e testare, ad esempio, l’effetto tossico di una sostanza, non si potranno studiare efficacemente aspetti più generali, come il comportamento del farmaco nell’organismo, la sua interazione con gli altri organi e altro ancora: tutti questi esperimenti richiedono ancora lo studio su un organismo intero.
-La scienza arriverà mai a poter fare a meno degli animali per le sue ricerche?
-In parte, come accennato, ci è già riuscita: il numero di animali utilizzati è drasticamente calato e sono numerosi gli sforzi per proseguire in questo cammino. Non si può nascondere, però, che la strada è tutta in salita, perché non siamo ancora in grado di studiare aspetti biologici molto complessi su sistemi semplici come le cellule. Non è nemmeno pensabile lo studio direttamente su esseri umani, non solo per questioni etiche, ma perché servirebbero individui con dieta, ambiente e stile di vita estremamente controllati per decenni, senza peraltro poter studiare efficacemente gli effetti su generazioni successive. In conclusione, credo che forse in un futuro davvero si potrà evitare di usare totalmente gli animali, ma siamo ancora molto lontani. Per questo è importante che sempre più energie vengano spese per la progettazione di metodi davvero alternativi sempre più all’avanguardia, in linea con il “principio delle tre erre”, ripreso anche nell’ultima Direttiva Europea: ridurre il numero di animale, raffinare e perfezionare gli esperimenti per limitare le sofferenze animali e rimpiazzare in modo parziale o totale l’uso di animali con altri sistemi considerati di pari efficacia. Negli ultimi decenni abbiamo fatto passi da giganti, speriamo di farne a breve tanti altri e di poter un giorno dire addio alle sperimentazioni su animali.
Nella foto: Federico Baglioni durante un convegno