“La letteratura non permette di camminare, ma permette di respirare”; questo aforisma del saggista Roland Barthes si adatta forse alla perfezione a Michela Rossi, autrice carrarese che fa della letteratura e della scrittura una passione oltre la passione, come traspare anche dai suoi lavori. La nostra testata l’ha incontrata, per conoscerla meglio e per saperne di più riguardo i suoi impegni futuri.
– Come nasce la scrittrice Michela Rossi?
Nell’estate del 2009, in un periodo faticoso in cui cercavo un po’ di leggerezza, un giorno mi sono messa al computer e ho iniziato a scrivere una storia che ha per protagonisti tre ragazzi: Bianca e Marco, compagni di scuola, e l’affascinante Mitia, con il quale lei ha da poco iniziato una storia. Presto si sono aggiunti altri personaggi come la nonna Amelia, una simpatica sensitiva che legge le carte e dispensa consigli saggi. Così è nato Un bacio al giorno, fiction per young adult, uno spaccato di vita durante un periodo scolastico nel quale la scoperta dell’amore è il tema centrale.
Il romanzo ha vinto il primo premio nel concorso letterario La Bussola nel 2011 ed è disponibile sul sito llmiolibro.it.
Dopo questo esordio da autodidatta ho seguito diversi corsi di scrittura creativa tenuti da Dario Honnorat, Ivano Porpora, Jacopo Masini, mentre con Giulio Mozzi e Gabriele Dadati ho frequentato la Bottega di narrazione a Milano, annualità 2014/15, dopo essere stata selezionata con il progetto letterario che ha dato vita al mio secondo romanzo, Il tramonto a Oriente.
Negli ultimi anni ho intensificato il tempo dedicato alla scrittura, sacrificando famiglia e svaghi, dato che il bisogno di scrivere è diventato sempre più urgente.
Ne sono nati alcuni racconti: Il Bucato, vincitore del premio LuccAutori – Racconti nella Rete 2015, pubblicato in un’antologia edita da Nottetempo; Il regalo di compleanno, vincitore del premio Versi tra due mari 2017; Capelli express, che ha ottenuto una menzione di merito nel concorso Il lato notturno della vita 2017.
-Ma chi è, soprattutto, la scrittrice Michela Rossi?
Sono una persona socievole e curiosa, mi guardo intorno con gli stessi occhi di quando ero una ragazzina e non do mai niente per scontato. Anni fa ho appeso la toga al chiodo in cerca di un lavoro più confacente alla mia natura sognatrice e ho trovato nella scrittura il mio approdo naturale. Mi piace mettermi in discussione e non smetto di studiare, leggere e confrontarmi per migliorare ogni giorno la mia capacità di tradurre le emozioni in parole.
Cerco di conciliare gli impegni letterari con la famiglia, dato che ho un marito e due figli adolescenti, Giovanni e Giulia. In veste di presidente di un’associazione locale negli ultimi anni ho organizzato diverse presentazioni di libri, mostre ed eventi culturali di vario genere. Sono appassionata di arte, in tutte le sue declinazioni; amo la compagnia, la buona tavola e i viaggi, fonti di conoscenza e stimoli per le mie narrazioni.
-Cosa vuol dire essere scrittori, nella nostra provincia?
La Toscana è la patria della cultura e quindi in teoria partiamo avvantaggiati. Nei fatti, però, mentre in molte realtà della nostra regione le iniziative culturali sono sostenute in maniera significativa da privati, istituzioni ed enti locali, a Massa Carrara la situazione è un po’ diversa, sia perché siamo la provincia più povera, sia per la distanza dal capoluogo, che di sicuro ci penalizza. E dato che tutti sono influenzati e plasmati dai luoghi nei quali vivono, ecco che noi carrarini – ché carraresi ci chiamano gli altri, ma a noi non piace – ci sentiamo un po’ emarginati, relegati in una terra di confine. L’aspetto positivo è che ci siamo abituati a fare da soli, senza aspettarci aiuti esterni. Per quanto mi riguarda, nel mio piccolo cerco di darmi da fare per trovare spazi nei quali proporre le mie opere. In questi giorni ho iniziato a promuovere il mio nuovo romanzo, che ho appena presentato a Carrara di fronte a un pubblico attento e numeroso, e spero di ricevere una buona accoglienza anche nelle altre città, a partire dalla nostra provincia: il 30 giugno sarò a Massa, e dopo alcune tappe più lontane tornerò in zona il 12 agosto e precisamente a Zeri, nello splendido borgo di Patigno.
-Quali sono i suoi ultimi lavori?
A maggio 2017 è uscito Il tramonto a Oriente (ed. LibroMania), presentato in anteprima al Salone internazionale del libro di Torino. È stata una grande emozione, sia perché il Salone è la più importante manifestazione italiana nel campo dell’editoria, sia perché la storia narrata affronta temi delicati che ci riguardano da vicino e con i quali tutti noi dobbiamo fare i conti: la vita che sfugge, il desiderio di realizzare i propri sogni, i complicati rapporti familiari. La protagonista è Alice, trentenne inquieta, che dopo la morte violenta del padre scopre aspetti della sua vita che non conosceva e decide di affrontare un viaggio che la porterà su un’isola delle Filippine in cerca di risposte.
Negli stessi giorni è stato pubblicato La giusta luce (ed. Ali&no), un romanzo scritto a più mani da un gruppo di scrittori del quale faccio parte e che racconta una storia di violenza domestica in un contesto familiare all’apparenza normale, nel quale la protagonista, Flavia, fatica ad accettare la gravità della situazione, il pericolo per la sua incolumità e la conseguente necessità di chiedere aiuto.
Il nostro gruppo ha scelto di chiamarsi Scriviperbene in quanto i diritti d’autore sono interamente devoluti ad associazioni in difesa di donne, bambini e animali in difficoltà.
La giusta luce è stato presentato a Perugia e a Terni alla fine di maggio e ha già ottenuto riscontri molto positivi, per cui continueremo a proporlo in varie città italiane, nella speranza di fare rete e dare un sostegno alle tante donne vittime di violenze fisiche e psicologiche.
-Progetti per il futuro?
Nei prossimi mesi mi dedicherò, innanzi tutto, alla promozione de Il tramonto a Oriente e de La giusta luce.
Inoltre, al termine del corso di sceneggiatura che sto frequentando, organizzato dalla scuola Holden di Torino, conto di realizzare la sceneggiatura di un cortometraggio.
Un altro progetto che vorrei riprendere è la stesura di un testo, appena abbozzato e messo in stand-by per mancanza di tempo, che dovrebbe tenere il lettore con il fiato sospeso: una storia ambientata in parte ai giorni nostri e in parte in epoca etrusca, in cui le conseguenze dell’efferato delitto di un lucumone riemergono dal passato e sconvolgono la vita di un archeologo che ha rinvenuto un reperto di eccezionale importanza.
Spero anche di poter continuare a organizzare eventi culturali che avvicinino le persone alla lettura, siano essi adulti, ragazzi o bambini. Mi piacerebbe far conoscere ai più giovani Il pianeta Giocoso, una favola anarchica e ambientalista che ho scritto qualche anno fa, non ancora inviata a nessuna casa editrice, e che è stata illustrata dal pittore Andrea Perugi.
Infine, l’ultimo sogno nel cassetto è scrivere una canzone. Non ci ho mai provato, ma è da un po’ che ci penso; chissà che prima o poi non mi ci metta davvero.
Nella foto: Michela Rossi