Parliamo della tua ultima creazione ‘Il Tempo Sbagliato’, edito David and Matthaus, secondo testo tratto da una trilogia iniziata con la precedente opera ‘Occhi tra le foglie’, qual è le file rouge che lega i due racconti?
La trilogia è dedicata al Novecento italiano e si propone di esplorare quali siano i semi che il passato ha gettato nel nostro presente. Senza la pretesa di spiegare o, tantomeno, giudicare. Occhi tra le Foglie, ad esempio, è ambientato in parte durante la seconda guerra mondiale e in parte ai giorni nostri, tra la Lunigiana (naturalmente a Montemarcio!), Parma e la Cornovaglia. E’ una sorta di epopea familiare, dove i protagonisti devono fare i conti col proprio senso del dovere e la loro idea di verità. Ho cercato di catturare la quotidianità di un’epoca così difficile e lontana e, se ci sono riuscito, è grazie alle lunghe conversazioni con Ugo Vignali, l’unico partigiano che viveva nel mio paese in quegli anni. Non a caso è la prima persona che ringrazio alla fine del libro. E’ scomparso meno di due anni fa, ma ha fatto in tempo a leggere il romanzo e ad assistere a una presentazione che gli abbiamo dedicato. In Occhi tra le Foglie ho utilizzato i nomi delle mie prozie, ho creato l’albero genealogico della famiglia Lazzeroni e poi mi sono lasciato guidare dalla storia che arrivava a bussare, per farsi raccontare.
Addentriamoci meglio all’interno della trama di ‘Il Tempo Sbagliato’ , chi sono i protagonisti e qual è lo scenario che fa da sfondo alla storia?
Il Tempo Sbagliato è ambientato interamente a Milano ed è il secondo tassello della trilogia; come in Occhi tra le foglie, si dipana in parte nel passato, in questo caso negli anni di piombo, e in parte ai giorni nostri. C’è una voce narrante che appartiene al figlio di un giornalista gambizzato nel centro di Milano, nei primi mesi del ’79, quando lui è ancora un bambino. Racconta l’orrore di quel giorno, ma anche i lunghi anni di penosa convivenza con un genitore annientato nello spirito, il silenzio che segue il clamore, le sofferenze e i propositi di vendetta. La voce onnisciente presenta invece le esistenze di alcuni personaggi che hanno legami di sangue con gli attentatori che spararono quel giorno. Vi è una continua alternanza tra quegli anni così bui e i nostri tempi. Il figlio del giornalista, ormai adulto, farà in modo di organizzare un incontro con gli altri personaggi, spinto dalla necessità di placare la sofferenza e scacciare dubbi esistenziali. Uno degli attentatori, però, non è mai stato trovato, dunque…dunque non sveliamo niente, giusto?
Quali sono i suoi autori di riferimento?
Ho moltissimi autori nel mio “Olimpo”, anche se non saprei dire a chi mi ispiri maggiormente. Di certo amo molto gli scrittori di lingua anglosassone come John Fante, Hemingway, Kerouac, Philip Roth, McEwan, Franzen, Hornby, la Strout, la Lahiri. Ma poi, come non citare Hesse, Kundera, Isaac Singer, Marquez? E tra gli italiani Fenoglio, Tondelli, Calvino, Tabucchi, Piccolo. Ne ho dimenticato sicuramente qualcuno e mi mangerò le mani non appena mi verrà in mente!
Dove potranno reperire le sue pubblicazioni lettori di Quotidiano Apuano?
Il Tempo Sbagliato si può trovare o prenotare in tutte le librerie Feltrinelli e Mondadori di qualsiasi città. A La Spezia presso la storica libreria Ricci, a Pontremoli presso L’Abbecedario e L’Ecclesiastica. Altrimenti sulle librerie on line e direttamente sul sito della casa editrice, la David and Matthaus, una realtà editoriale molto variegata e dinamica, con la quale mi trovo benissimo.
Cosa consiglia ad un giovane aspirante scrittore che vuole intraprendere questa carriera?
Di leggere, leggere, leggere. E di non commettere mai l’errore di accontentarsi. Ogni testo può essere migliorato. Quindi, anche se può sembrare noioso, bisogna rileggere, mettere in dubbio se stessi, cesellare, potare. Quasi sempre si riesce a essere più incisivi e a colpire meglio l’immaginazione del lettore quando si elimina il superfluo. Perché poi è questo che si deve ottenere, conquistare la fiducia di chi ci legge, affinché decida che vale la pena dedicarci il proprio tempo. Scrivere è un grande lavoro di artigianato, anche se nasce dall’ispirazione. E infine, bisogna accettare che la storia che scriviamo, una volta finita e sottoposta al giudizio dei lettori, non è più soltanto nostra. Deve essere libera di diffondersi, di farsi leggere, anche di non essere capita. Bisogna salutarla e pensare alla prossima. In fondo, chi sente il bisogno di imbrattare la carta con le proprie parole,una storia da raccontare ce l’avrà sempre…