Incontriamo oggi Paola Katia Palmieri, candidata per Lega Nord al consiglio regionale.
Essendo questa la sua prima esperienza a livello politico-elettorale, quali sono state le ragioni che l’hanno spinata a candidarsi ad una competizione ardua come quella delle prossime elezioni regionali?
Da anni seguo attivamente la politica, penso di conoscere bene i problemi della Lunigiana e della provincia di Massa Carrara che sono più gravi di quanto lo siano a livello nazionale. Con la mia candidatura spero di poter rappresentare le necessità inderogabili del presente e di proporre un progetto per il futuro della nostra terra e dei suoi cittadini.
Quali sono i punti chiave della sua campagna elettorale?
Destinazione di fondi per sostenere, in questo momento di voluta congiuntura economica, coloro che si trovano in difficoltà, aziende comprese. Maggiore sicurezza per i cittadini che la dilagante illegalità e criminalità, costringe a vivere come carcerati nelle proprie case. Respingimento di tutti gli immigrati non in regola con le leggi comunitarie, leggasi clandestini. Razionalizzazione delle spese e degli aiuti che vengono elargiti agli extracomunitari che non devono superare quanto riconosciuto ad un invalido totale italiano, contrariamente a quanto avviene oggi. Prima si devono aiutare gli italiani che da generazioni hanno contribuito a creare lo stato sociale, i suoi beni e servizi, pagandoli attraverso le tasse.
Diversi disastri ambientali hanno investito il territorio toscano, in particolare la provincia di Massa-Carrara, dimostrando una scarsa preparazione ad affrontare tali situazioni da parte delle strutture architettonico-ambientali di questa determinata zona. Nel suo programma elettorale c’è un piano di risoluzione per affrontare questi deficit di sicurezza?
Il problema è la sovrapposizione delle competenze dei vari enti sul territorio, ognuno dei quali impedisce di fatto, all’altro di poter intervenire. Per spostare un tronco dall’alveo del fiume occorrono cinque autorizzazioni di enti diversi, in conclusione il tronco rimane al suo posto. Con questo sistema nessuno interviene e nel momento del disastro, nessuno è responsabile! Investire molto di più in manutenzione e prevenzione in modo da evitare i disastri ricorrenti degli ultimi anni. Il costo dell’emergenza è molto più alto di quello della normale manutenzione senza contare il costo sociale ed i danni subiti dai cittadini. Per ottenere ciò è necessaria la costituzione di un unico ENTE che sia direttamente responsabile della cura del territorio.
Si è parlato molto, in quest’ultimo periodo, di alcune anomalie riguardanti Gaia S.p.A. come la presenza in bolletta di un onere scaturito dalle agevolazioni concesse alle popolazioni emiliane colpite dal terremoto del 2012, ma che a sua volta viene pagato da coloro che si trovano in situazioni di disagio causate dal sisma del 2013. Ad aggiungersi a questa polemica, va anche la presenza di alcuni debiti contratti con gli enti amministrativi comunali, che risultano parzialmente saldati o addirittura in sospeso. Lei come si pone riguardo a questa vicenda? Pensa che, nel caso fosse eletto consigliere regionale, prenderebbe dei provvedimenti chiarificatori a riguardo?
Gaia, come altri infiniti carrozzoni, nata per dare un servizio migliore a costi inferiori, in effetti, fornisce un servizio peggiore a costi superiori e penso che ciò sia inconfutabile. Quando si intraprende una strada sbagliata, l’unica soluzione certa è quella di tornare indietro, anche per dare una risposta democratica al referendum tenuto sulla gestione dell’acqua. In buona sostanza, il cittadino deve avere acqua potabile al prezzo di costo senza nessuna imposizione aggiuntiva e la gestione deve essere affidata ai comuni in modo che il cittadino abbia un referente vicino e certo per eventuali necessità, chiarimenti e lamentele. E’ assolutamente inaccettabile che su un bene primario come l’acqua vengano imposti aggravi che nulla hanno a che fare col costo del servizio.