Pensi che gli italiani possano appoggiare una coalizione di centro destra guidata da Stefano Parisi?
Guarda, la leadership è di sicuro un aspetto importante ed è giusto puntare l’attenzione su chi farà o sarà il “capo”, ma mai come in questi tempi è opportuno guardare in primis ai contenuti e alle scelte di fondo. Uno dei motivi del successo di Salvini è quello di aver ricominciato a fare politica dal basso, parlando tutti i giorni con la gente oppressa dal fisco, dalla burocrazia, dall’insicurezza, e sanando almeno in parte la distanza con una classe politica che, anche dalle parti della Lega, negli ultimi anni era (e ancora in buona parte è) vista come autoreferenziale, incapace, corrotta. Chiarito questo aspetto, mi pare che Salvini, anche nel suo recente libro Secondo Matteo, abbia chiaramente lanciato la sfida per portare un leghista a Palazzo Chigi. E se i rapporti di forza con le altre forze politiche del Centrodestra continueranno a essere quelli delineati nelle ultime elezioni e negli ultimi sondaggi, mi pare che sia una richiesta difficilmente confutabile da parte degli altri.
Parisi potrebbe riuscire a conciliare Ncd e Lega Nord sotto la stessa ala, oppure ritieni che Salvini con l’appoggio di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia sia più propenso a creare un nuovo volto della destra?
La politica è fatta di tattica e di strategia. Salvini sa bene che ha bisogno, per creare una coalizione competitiva, dei voti di Forza Italia, che poi, al di là delle indubbie doti di Parisi che ha quasi espugnato Milano quando nessuno ci credeva, ancora si identifica in Berlusconi, nonostante gli acciacchi, l’età e le grande giudiziarie. Dall’altro lato, la sua insistenza nel chiedere a Forza Italia un’opposizione netta al referendum costituzionale e al Governo Renzi, che cancelli ogni traccia del Patto del Nazareno, e soprattutto lo smarcarsi dal PPE e dall Merkel rispetto alle politiche europee, potrebbero rappresentare uno spartiacque vero, soprattutto se i risultati delle prossime elezioni in Europa e negli Stati Uniti fossero favorevoli a partiti e candidati “populisti”.