Quotidianamente capita di passeggiare per le strade della nostra città, e queste se ben osservate, hanno una peculiarità interessante. Di giorno si popolano di lavoratori, studenti, bambini, e turisti, sempre in movimento. Mentre di notte, quando cala la luce, le stesse strade lentamente si svuotano. Restano deserte almeno per un po’, per poi ripopolarsi piano piano, diventando così il rifugio dei senza tetto, gli “homeless“. Compaiono cartoni, coperte, sacchi a pelo, spesso nascosti negli anfratti delle colonne, negli angoli dei palazzi, dietro cespugli, o nei sottoscala dalla sera prima. Si allestisce un vero e proprio accampamento di posti letto, e la città diventa un centro di accoglienza informale e temporaneo.
Ma con gli sbalzi dovuti alla crisi economica, con l’aumento della precarietà lavorativa e l’aumento dei flussi migratori, la figura degli “homeless” ha subito un lento cambiamento. Troviamo perciò tra questi, anche lavoratori improvvisamente licenziati, o liberi professionisti senza entrate fisse, o persone che nonostante lavorano non posso permettersi l’affitto di una casa.
Ma come rispondere a questa emergenza? Le strutture di accoglienza spesso, per i ridotti posti ed esigenze organizzative, non riescono ad accogliere tutti, e così la città, la strada diventa la loro “casa”. A Massa, ne abbiamo un esempio, una di queste strutture, gestita dall’associazione Avaa, in Via Godola, ha solo 9 posti letto, e ovviamente non è in grado di soddisfare sempre la domanda oramai più sfaccettata e diversificata. Quali interventi si possono allora adottare?
È interessante perciò, interrogarsi dal punto di vista architettonico, e ragionare sulla spazialità, su soluzioni abitative alternative, e sul design urbano, legando tutto ciò alle problematiche degli homeless.
Una risposta concreta sull’abitare nomade è quella di Cherubino Gambardella, il cui prototipo in scala 1:1 in legno e plastica, realizzato in occasione del progetto “Plastic Village. Il limite imperfetto tra architettura e design“, è esposto nella mostra presso la Fondazione Plart a Napoli dal 3 dicembre 2015 al 9 gennaio 2016. L’idea del prototipo è quella di introdurre una nuova concezione di ospitalità, che risponde non solo alle esigenze architettoniche di funzionalità, ma anche a quelle estetiche, permettendo all’abitazione di essere inserita in un ipotetico centro storico, nell’ottica dell’integrazione, e di una risposta abitativa alla prima emergenza.
Ma i problemi e le esigenze dei senzatetto, come tutti sanno, sono tantissime, e in qualche modo il designer Huub Ubbens, ha cercato di trovare un sistema che potesse rispondere ad uno dei bisogni primari, riscaldarsi. Con le aziende Wappe e Gheos ha realizzato delle innovative panchine in pietra riscaldate. Dotate di termostato e una resistenza, possono offrire un giaciglio confortevole nelle notti più fredde, ma al tempo stesso sono delle normali sedute, di un certo pregio per l’arredamento urbano, e per tutti i cittadini. Utilità e design a disposizione di tutti.
La panchina, costituisce di fatto un simbolo, ed elemento utilizzato frequentemente dai senza tetto, ed è perciò spesso oggetto di progettazione, e di soluzioni davvero bizzarre.
Fuori dagli schemi, è certamente il progetto “Homeless Haven“, di quattro designer, Ke Wan, Xiaohua Ma, Xing Guo & Qingxiang Zhu. La panchina, progettata come una fisarmonica in espansione, si eleva e si trasforma in un accogliente rifugio, offrendo un riparo dalle intemperie, una riqualificazione urbana e un esempio di solidarietà, davvero insolito.
La creatività e le possibilità sono dunque molteplici. Si parte dallo studio, più semplice, di un “living box“, un involucro in materiale ignifugo, progetto che, l’istituto Quasar attraverso l’associazione culturale APH, ha donato alla Caritas e alla Comunità di S. Egidio. Uno spazio vita, un living reversibile, chiudibile e trasportabile, ma anche impermeabile, e dotato di un particolare captatore di luce solare, che può illuminare l’interno per alcune ore. Insomma, un’evoluzione più sofisticata del classico cartone, persino personalizzabile con colori e disegni.
Oppure in alternativa troviamo “Pro.Tetto” , un rifugio gonfiabile autoportante, per l’emergenza freddo, pensato da Andrea Paroli, come tesi di laurea in design del prodotto. Questo tipo di rifugio è realizzato in PET metallizzato oro e argento, un materiale utilizzato per le coperte isotermiche d’emergenza, che permette di mantenere il calore corporeo all’interno. Una soluzione economica, sostenibile, e di facile utilizzo, e che può concretamente sostituire i comuni sacchi a pelo.
Interessante soluzione è anche quella del “B-and-Bee”, idea di Compaan e Labeurvzw, è una cellula letto mobile, modulare, impilabile. La cellula esagonale, in legno di larice, fissata su un telaio di base, può essere assemblata rapidamente ovunque, e oltre a un riparo può essere una seduta lounge. Comodo rifugio per senza tetto, ma anche utilizzabile come arredo urbano, e molto altro ancora.
Esistono attualmente anche molti progetti di micro strutture assemblabili a secco, molto più complesse, in legno o pannelli coibentati. Queste soluzioni però sono forse troppo costose e poco sostenibili per la comunità.
Serve dunque, concentrarsi su un design trasformabile e sostenibile, che sfrutta la ricerca di soluzioni in grado di integrare gli homeless nel tessuto urbano, non emarginandoli nelle zone periferiche della città. Lo scopo deve essere quello di sensibilizzare le persone a questo problema, ormai tema sempre più attuale nelle nostre città.
Prendiamo allora esempio da queste idee per trovarne di nuove, perché fare architettura significa soprattutto dare una risposta alle esigenze sociali.
Un pensiero solidale e alla prossima,
Brunetta Ulivi.
Foto 1: http://youtradeweb.com/2015/11/plastica/
Foto 2: http://living.corriere.it/tendenze/architettura/plastic-village-napoli/
Foto 3:http://www.torinogeodesign.net/panchina-riscaldata/
Foto 4: https://www.flickr.com/photos/id-lab/sets/72157605518897469/
Foto 5: https://www.flickr.com/photos/id-lab/sets/72157605518897469/
Foto 6: http://whenonearth.net/20-alternative-housing-ideas-for-the-homeless/
Foto 7: http://www.domusweb.it/it/notizie/2014/07/31/b-and-bee.html
Foto 8: http://www.domusweb.it/it/notizie/2014/07/31/b-and-bee.html
Foto 9: http://b-and-bee.com/b-and-bee-buzz-blog-iv/
Foto 10: http://istitutoquasar.com/news/homeless-a-living-box-citta-e-creativita
Foto 11: http://www.domusweb.it/it/design/2013/06/12/pro_tetto.html