Il ventisette Gennaio del 1945 i soldati dell’Armata Rossa fecero irruzione nel campo di concentramento di Auschwitz trovandosi, per la prima volta nella storia, faccia a faccia con i superstiti del genocidio perpetrato dai nazisti. Questa data per il suo significato storico-sociale è stata scelta dall’Assemblea delle Nazioni Unite come Giorno della Memoria, ma come ogni tragedia segnata dai crimini contro l’umanità il ricordo dell’Olocausto deve restare indelebile di generazione in generazione affinché ciò che è accaduto in passato non si ripeta mai più.
La redazione di Quotidiano Apuano ha deciso di raccogliere alcune dichiarazioni rilasciate dagli esponenti politici del luogo, per dimostrare che di fronte al dolore il pensiero umano non segue il colore di un partito.
Giacomo Bugliani- PD: Custodire la memoria è fondamentale. Solo la memoria salva l’uomo e aiuta i popoli a costruire la propria storia
Andrea Cella- Lega Nord: Nel giorno della memoria ricordiamoci che ci sono state persone che sono morte per non sottomettere la propria idea e il proprio credo. E’ importante non scordarlo oggi, ribadendo quanto siano importanti la nostra cultura e i nostri principi, conquistati negli anni tramite il sacrificio. Nessuna squadraccia, nessun terrorista, nessun regime sarà mai in grado di arginare il libero pensiero ed è anche compito nostro tutelare la libertà di espressione. Una libertà di cui alcuni si riempiono la bocca, facendo i “pacifinti”, per poi menar le mani e minacciare chi non la pensa come loro. Ieri si è consumato un altro di questi episodi a Trieste, in cui un gruppo di balordi ha provocato danni alla città per cercare di menare un esponente politico che ha l’unica colpa di non stargli simpatico. Per fortuna in Italia le forze dell’ordine svolgono un lavoro encomiabile, permettendo a tutti di poter parlare. Perchè un diritto che nessuno può prendersi, è quello di usare violenza fisica gratuita, anche contro un’idea e chi la espone.
Elena Mosti- SEL: Mi sono svegliata stamani apprendendo che un carabiniere è stato ucciso a Carrara.
Che c’entra questo con il giorno della memoria?
Non lo so con certezza, ma ho provato un senso di smarrimento e alla famiglia e amici di questa persona va il mio pensiero.
Tornando a questa giornata, che rappresenta quanto di piu disumano possa esserci stato nel nostro passato recente,il mio pensiero va come sempre ad una frase di Primo Levi, che mentre era in un campo di concentramento costruito per annientare la persona, rifletteva: “di tutte le facoltà umane che ci possono essere portate via ce n ‘è una che non dobbiamo mai perdere, la facoltà di negare il nostro consenso”.
Un pensiero così attuale, cosi vero.
In un tempo, il nostro, dove quotidianamente un nuovo “olocausto” si perpetua nel nostro mare pieno di persone morte mentre cercano una salvezza.
In un mondo che ci vuole divisi, impauriti,poveri,arrabbiati, continuamo a negare il nostro consenso e ritrovuamoci ad essere persona. Prendiamo parte, scegliamo, guardiamo alla civilta e a quegli ideali che ci hanno insegnato i morti per la libertà.
Gli strumenti per essere civili e per ascoltare e capire ce li abbiamo.
PRIMO LEVI, LA FACOLTA’ DI NEGARE IL CONSENSO
Steinlauf mi vede e mi saluta, e senza ambagi mi domanda severamente perché non mi lavo. Perché dovrei lavarmi? starei forse meglio di quanto sto? […] Più ci penso, e più mi pare che lavarsi la faccia nelle nostre condizioni sia una faccenda insulsa, addirittura frivola: un’abitudine meccanica, o peggio, una lugubre ripetizione di un rito estinto. Morremo tutti o stiamo per morire: se mi avanzano dieci minuti fra la sveglia e il lavoro, voglio dedicarli ad altro, chiudermi in me stesso, a tirare le somme, o magari a guardare il cielo e a pensare che lo vedo forse per l’ultima volta; […] appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perché è l’ultima: la facoltà di negare il nostro consenso. Dobbiamo quindi, certamente, lavarci la faccia senza sapone, nell’acqua sporca, e asciugarci nella giacca. Dobbiamo dare il nero alle scarpe, non perché così prescrive il regolamento, ma per dignità e proprietà. Dobbiamo camminare dritti, senza strascicare gli zoccoli, non già in omaggio alla disciplina prussiana, ma per restare vivi, per non cominciare a morire.