Il 10 aprile ricorre il 71° anniversario della liberazione di Massa dal giogo nazi-fascista e come di consueto la data è celebrata con manifestazioni, tutte incentrate ad onorare la memoria dei partigiani. Senza nulla togliere ad alcuni di loro è bene invece ricordare che, almeno nella nostra provincia, la Liberazione fu opera quasi esclusiva dei così detti Alleati. Il movimento partigiano in terra Apuana ha avuto infatti un ruolo marginale e come recita Emilia Palla nelle sue memorie “gli Alleati riconobbero come reparti militari solo alcune formazione operanti all’interno del loro dispositivo militare”, per il resto pochi gli uomini e male armati, autori di sporadiche azioni di disturbo che spesso innescavano la molla della rappresaglia. Su tutte la scellerata occupazione di Forno che ebbe le tragiche conseguenze a tutti ben note e che forse potevano essere evitate se si fosse avvertita o quantomeno difesa l’inerme popolazione. Da ascrivere invece a loro merito l’indiscusso contributo fornito per il passaggio del fronte a centinaia di cittadini. Quanto agli Alleati, i veri artefici della Liberazione, sarebbe ora fosse loro riconosciuto il valore di quell’impresa e dedicata una strada, magari un tratto di quell’Aurelia che, tra nuvole di polvere e spari di alcuni cecchini, li vide entrare in una città martoriata e ferita nelle cose e negli uomini.
Ecco come ricorda la Liberazione il testimone oculare Silvio Bigi:
“Il 10 Aprile, anniversario della liberazione di Massa da parte delle truppe alleate resta per me un giorno indimenticabile perché rappresenta veramente la fine di un periodo spaventoso, giorno che trovò fortunatamente sopravvissuta tutta la nostra numerosa famiglia. In via Palestro abbiamo assistito all’arrivo delle prime truppe Americane che hanno liberato Massa. Già da qualche giorno prima di quel 10 Aprile si capiva che per noi la fine della guerra era imminente, perché i Tedeschi avevano iniziato la ritirata e passavano per via Palestro con le camionette, le moto sidecar, a piedi ( molti anche se feriti ) ed anche in barella, per dirigersi all’unico ponte rimasto intatto, quello di Maria Beatrice d’ Este, che conduceva alle strade verso il Nord. Ma sempre la mattina del 10 Aprile, molto presto, saranno state le cinque si sentì una forte esplosione : era saltato anche quell’ ultimo ponte. Dopo sono cominciate a passare le prime truppe liberatrici, a piedi e in fila come si vede nella fotografia. Si può immaginare la nostra gioia per quello che vedevamo perché ciò significava la fine di tutte le peripezie e della fame che avevamo tanto a lungo sofferto. Fra le persone che si vedono nel marciapiede a sinistra, dove finisce il muro del pomerio e cominciano le abitazioni ci sono anch’io. Un episodio mi è rimasto molto impresso : uno dei primi soldati che sono transitati davanti a noi, giunto all’arco che al Borgo del Ponte si affaccia sul Frigido è stato centrato in pieno e ucciso da una fucilata sparata da due tedeschi appostati di là dal fiume, che poi sono fuggiti a bordo di una motocarrozzetta. Questo militare, che ha sacrificato la propria vita per liberare Massa l’abbiamo visto ripercorrere via Palestro in senso inverso steso su una barella portata da due suoi commilitoni. Questo è uno dei tanti eroi dei quali non si è mai sentito parlare! Dopo i primi soldati a piedi sono iniziate a passare le grosse jeep e noi gli facevamo festa. Ricordo che da un camion un militare mi lanciò un pacco di biscotti ed io da portiere maldestro lo parai col naso cosa che mi provocò una fuoruscita di sangue. Tanta era la fame che non ci feci caso e trovai i biscotti squisiti. Le avventure di guerra non erano per noi ancora terminate, infatti, mentre stavamo guardando passare le colonne degli Americani una cannonata tedesca sparata da Punta Bianca (Golfo di Spezia ) colpì a pochi metri da noi la casa dell’avvocato Ciani e ferì gravemente la signora Rosina, che abitava all’ultimo piano. Verso mezzogiorno abbiamo visto transitare da via Palestro la colonna dei Partigiani che con le bandiere rosse andavano verso Piazza Aranci. Ricordo anche che nel pomeriggio è passato davanti a noi un soldato americano di colore che col fucile puntato dietro stava accompagnando un prigioniero tedesco che si era nascosto nella casa dei Cecchieri. Un Partigiano vedendo il tedesco con le mani alzate gli si avventò contro, ma l’Americano a quel punto voltò l ‘ arma contro di lui e non permise che venisse fatta violenza al suo prigioniero. Tante sono le cose che stando in via Palestro abbiamo visto, ma la cosa che ricordo con gran piacere, perché per un certo periodo ha posto fine agli stenti della guerra è stato il magazzino dei generi alimentari che gli Americani misero nelle scuole proprio davanti a noi. Mangiare il pane di farina bianca e tante altre cose buone per noi è stato il massimo” .
Franco Frediani