Se nel breve periodo le “fake news” rappresentano un vantaggio per i social, aumentando le interazioni e dunque il business, nel lungo periodo li danneggiano, facendo perdere loro credibilità e autorevolezza e allontanando gli utenti.
Gli studi di settore sono infatti concordi nel sostenere che la delusione e la frustrazione nel trovarsi davanti alla “bufala” costituiscono un disincentivo per l’utente, spingendolo ad un progressivo e definitivo allontanamento dalle piattaforme. Inoltre, i partiti, le categorie e gli Attori oggi maggiormente colpiti e danneggiati dalle “fake news” potrebbero un domani rivalersi sui social stessi.
Oscurando le 23 pagine italiane che diffondevano false informazioni, odio e allarmismo, Facebook non ha quindi fatto soltanto gli interessi della comunità del web ma anche i propri, dimostrando di essersi accorto (in tempo?) di una minaccia altamente pericolosa.
Chi parla di censura a proposito di misure come questa, lo fa in molti casi per “interesse” (ad esempio perché il suo partito-movimento-leader di riferimento ricorre alla disinformazione) non rendendosi tuttavia conto che, un giorno, le “fake news”, la manipolazione e la disinformazione potrebbero essere usati con efficacia anche dagli avversari.