Ci saranno, sicuramente, lezioni anche più importanti da trarre dalla recente tornata elettorale in Calabria e in Emilia Romagna. Quel che qui, in poche battute, vorrei mettere in evidenza è che paiono esserne usciti sconfitti, più o meno, e comunque ridimensionati, tutti quelli che negli ultimi anni hanno fatto di un linguaggio greve e volgare la propria cifra politica distintiva. Quelli del vaffa, quelli della rottamazione degli uomini anziché delle macchine, quelli che volevano andare a comandare con la ruspa in autostrada. Hanno vinto, invece, coloro che si sono presentati in versione “forza tranquilla”, per citare un famoso slogan di mitterandiana memoria. Perché ne parlo qui, sulle cronache locali di un quotidiano? Perché voglio sperare che questa modestissima riflessione possa esser fatta propria anche da quanti hanno responsabilità nel governo della città di Massa. Da troppo tempo, infatti, e senza voler generalizzare, si nota una maniera un tantino disinvolta (eufemismo) nel portare avanti le proprie funzioni e responsabilità istituzionali. Che si parli del funzionamento del consiglio comunale, di una lapide commemorativa o dell’intitolazione di una strada o di un ponte a una figura nobile come Sandro Pertini. Non è soltanto questione d’ignoranza, nel senso letterale di non conoscenza dei fatti e della storia, ma della scorciatoia linguistica (la parolaccia) e simbolica (il dito medio alzato) che molti hanno intrapreso e intraprendono confidando in un sempre più vasto e rapido consenso. Da questo punto di vista, il movimento delle Sardine ha davvero offerto un modo nuovo di proporsi. Non più espressioni becere e volgari, ma un ragionamento pacato (condivisibile o meno) accompagnato da migliaia di volti giovani e sorridenti. Così, e chiudo, in questi giorni dedicati ai pensieri e alla memoria come patrimonio condiviso, mi son tornati alla mente le decine di donne e uomini che ho incrociato nel mio personalissimo percorso politico ed istituzionale. Amici, compagni di strada e d’avventura o anche esponenti di parti avverse con i quali, pur nell’asprezza del confronto e dello scontro, mai siamo scesi al livello delle offese personali. In particolare, a cinque anni dalla scomparsa, mi piace ricordare qui un uomo come Guerrino Fantini. Una figura, forse, non fra le più conosciute in città, ma che ha sempre fatto della sua vita un esempio di impegno politico e sociale. Dapprima falegname di una ditta che aveva commesse all’interno della Nuova Pignone, poi, una volta perduto quel lavoro, in un’impresa di pulizie. Senza mai chiedere un favore, né pietire alcunché dal partito o dal sindacato di riferimento. E’ stato segretario di sezione dell’allora Pci alla Partaccia e consigliere di quartiere a Marina di Massa. Attento ai problemi della sua gente e della vivibilità della propria zona. Sempre disponibile e sempre senza alzare la voce o offendere chicchessia. E, ringraziando per l’ospitalità, approfitto di queste colonne per inviare un abbraccio a sua moglie Anna, ai figli e ai nipoti, con una menzione particolare per il giovane amico Ivo Zaccagna che, a capo del Comitato Alluvionati di Ricortola, Casone, Bondano si prodiga per i concittadini allo stesso modo e con la stessa abnegazione che fu di suo nonno.
Fabio Evangelisti
Nell foto: Guerrino Fantini