La Lega vince, stravince e quintuplica quasi le proprie percentuali del 2014…ma. C’è un “ma”, perché il risultato del Carroccio, più o meno il 34%, non è il 37-38% in cui confidava l’establishment del partito e che avevano suggerito quasi tutti i sondaggi. Un altro “ma” sta nel fatto che le truppe del Capitano sfondano a Caporetto, ma non dilagano. Sulla nuova linea del Piave è comparso infatti il PD, che rispetto al voto delle politiche migliora di 4 punti (22,7%), tornando uno dei patiti socialdemocratici più grandi d’Europa. Adesso, Zingaretti e i suoi dovranno però dimostrare cosa vogliono fare da grandi, definendo una linea politica che ancora manca e soprattutto le alleanze. Un’incognita è invece il M5S, che si ridimensiona fino alla débâcle ma pure per la forte astensione nella sua roccaforte meridionale (in ogni caso una mancanza di fiducia anche verso i pentastellati) e per l’effetto-Lega, che ha portato via molti dei voti di destra del Movimento. FI e il suo leader confermano l’irreversibilità del loro declino storico, mentre il deludente risultato dei boniniani e della “sinistra-sinistra” impone una riflessione collettiva, nel blocco progressista, che vada oltre divisioni inutili e dannose.
In Francia, RN conquista di poco la prima piazza con un 23,2% a spese di République En Marche, che si ferma al 21,9%. La destra francese arretra tuttavia rispetto al 2014 (dove aveva il 25%). Da sola e senza alleati, Marine Le Pen è e sarà sempre una Ferrari senza benzina come il padre e come il padre destinata a perdere l’appuntamento con l’Eliseo.
Un discorso a parte merita la resurrezione di Farage e del suo BP, forza che quasi certamente ha beneficiato della situazione di caos del tutto peculiare ed eccezionale prodotta dallo stallo seguito al referendum.
Socialisti e sinistre vincono in Danimarca, Paesi Bassi, Malta, Svezia, Spagna (dove la destra populista di Vox cala e delude), Slovacchia e Portogallo In Germania vince, restringendosi, la CDU-CSU e colgono un risultato storico i Verdi. I conservatori moderati vincono in Croazia, Austria, Grecia, Finlandia (anche qui boom degli ecologisti), Polonia, Repubblica Ceca, Irlanda e Bulgaria. Orban sovrano d’ Ungheria.
Per concludere, sovranisti e populisti si dimostrano vivi e vegeti in tutta Europa (come sono sempre stati), ma assolutamente non maggioritari. Sebbene non disponga più dei 376 seggi necessari per continuare l’ alleanza di governo, il blocco socialista-popolare ne ha infatti ben 324 e saranno molto probabili convergenze con altri gruppi moderati, progressisti ed europeisti per contenere ed escludere le fazioni più radicali, ostili al progetto comune. Anche l’onda sovranista, come ieri l’onda nera, è più una fobia e un’illusione, che una realtà effettiva.