Un caso curioso e particolare quello capitato alcuni giorni fa ad un’imprenditrice lunigiananese, che ha ricevuto una telefonata da ARCI Villafranca, apparentemente nella norma, ma dai risvolti insolitamente bizzarri. La richiesta avanzata dal circolo era volta a proporle l’assunzione di uno stagista tramite il progetto “Giovani Sì”, attuato a livello regionale in tutta Italia e promosso dallo stesso governo Renzi. Fino a quel momento nulla di strano se non fosse che, qualora avesse deciso di accettare la proposta, avrebbe dovuto obbedire ad una clausola informale impostarle da chi effettuava la chiamata ovvero riservare l’impiego di tirocinante solo ed esclusivamente ad un immigrato. Conoscendo perfettamente il tasso di disoccupazione giovanile presente in Italia, in particolare modo nella provincia di Massa-Carrara, la diretta interessata avrebbe accettato per dare una mano ai giovani del territorio che non riescono a trovare un impiego e cercano disperatamente di entrare a far parte del mondo del lavoro. A farsi portavoce di tale situazione d’imbarazzo e sconcerto è stata Emanuela Busetto, esponente di FDI-AN, che ha così commentato: “Ho avuto modo di poter contattare l’imprenditrice telefonicamente ed ho potuto constatare in lei un mix di rabbia e delusione. Ha rifiutato l’offerta sentendosi impotente e privata della sua libertà decisionale, vedendosi imporre la scelta di una persona che, senza nulla voler obiettare sulle sue qualità e considerando che trattandosi di un tirocinante nulla si pretende, non è residente, è ultimo arrivato ed ingiustamente scavalca chi da anni è iscritto al collocamento. Arci toscana e la SDS lunigianese– prosegue Busetto- aderiscono al progetto SPRAR per i richiedenti asilo tramite uno specifico programma di circa sei mesi con il quale i clandestini, privi di documentazione, sono impossibilitati per legge ad esercitare una professione, ma possono, secondo decreto ministeriale, svolgere lavori socialmente utili a costo zero. La Regione Toscana ha aggirato la sopracitata legge approvando un decreto, a fine Maggio, che regolarizza il loro lavoro attraverso una copertura assicurativa e secondo alcune convenzioni stipulate con gli enti che danno loro assistenza. Il costo dell’operazione si aggira intorno ai 100 mila euro. La divisione sociale in ambito immigrazione sta dilagando nel nostro territorio scatenando le polemiche tra buonisti e realisti e detto ciò faccio presente ai primi che, trattandosi di fondi ministeriali e regionali, sarebbe opportuno che gli enti operino scelte nel rispetto di chi le tasse le versa e non di coloro che sono ospiti. Senza valutare il singolo caso, ma la complessità della fattispecie, il cittadino toscano viene nuovamente umiliato dal governo regionale che, privo di scrupoli, in una fase economica collassata dove non esiste ripresa, antepone l’integrazione lavorativa degli immigrati a quella dei suoi residenti“.