Rilanciato in agenda dal blocco giallo-rosso anche per serrare le fila, ricompattarsi e recuperare consensi dopo i cali nei sondaggi e le difficoltà degli ultimi mesi (dovuti soprattutto alla gestione della crisi sanitaria), il DDL Zan potrebbe adesso trasformarsi in un pericolosissimo boomerang per i suoi sostenitori e patrocinatori.
E’ infatti molto difficile che il PD, per di più a guida Letta, e il M5S di governo e dimaiano, proseguano lo scontro con la Chiesa (la nota è arrivata dalla segreteria di Stato vaticana, non si tratta di una semplice protesta della CEI o dell’esternazione di qualche singolo porporato), ma fermare o depotenziare il disegno di legge avrebbe, per loro, effetti catastrofici, in termini di credibilità, immagine e politico-elettorali.
Su fronte opposto, e al netto di ogni rilievo di merito sul caso di specie, il Vaticano deve comprendere che non siamo più negli anni ’50 e nemmeno ai tempi del berlusconismo; la sua capacità di condizionare le urne non è più determinante, non ha più un referente politico/partitico “ufficiale” e autorevole e certe ingerenze sono ormai poco tollerate dagli italiani e anche a destra e tra i conservatori. In un mondo (occidentale) sempre più secolarizzato, tecnologico, multi-culturale e razionalista, la Chiesa cattolica ha forse imboccato la fase calante della sua lunga parabola storica.