Il modello di gestione pubblica-privata dei servizi pubblici sta miseramente fallendo.
Fallisce perchè l’efficienza dei privati nell’investire non si vede (eclatante il caso del tubo esploso a Firenze), fallisce perchè l’efficienza delle privatizzazione non ha prodotto benefici per i cittadini che continuano ad avere bollette alte e servizi scadenti.
Fallisce perchè anche dove esiste una gestione pubblica le tariffe rispondo a principi di mercato, confermando l’acqua come un bene economico, rispettando il principio mercantile che le tariffe devono coprire tutti i costi: le bollette non possono che crescere, continuamente.
Per questo Rifondazione Comunista chiede a gran voce di ripartire dalla volontà di 27 milioni di Italiani e che venga rispettato l’esito referendario del 2011. Venga definitivamente sancito l’acqua come bene comune non soggetto a nessun tipo di mercato, venga introdotto il principio pubblicistico della gestione dell’acqua e di tutti i servizi pubblici: acqua, rifiuti, trasporti.
Vogliamo credere alle parole del Governatore Rossi quando afferma che l’acqua deve essere pubblica e che deve essere abbandonato il modello misto pubblico privato. Dia il buon esempio presentandosi alla conferenza territoriale Nord Toscana e chieda all’assemblea dei Sindaci di iniziare il percorso per il processo di trasformazione giuridica di GAIA da SPA a ente di diritto pubblico come è successo a Napoli. Non occorre aspettare che scadano i contratti con i privati e l’operazione può essere fatta sostanzialmente a costo zero, senza alcun carico per i cittadini. Si rivolga poi al Governo, il cui primo ministro è anche suo segretario di partito, e richieda di approvare la proposta di legge sull’acqua così come è stata presentata in parlamento dai forum dei movimenti per l’acqua. Con tale proposta le tariffe non sarebbe più legate al principio del full costing recovering e pertanto una buona parte di essa, quella legata agli investimenti strutturali e il minimo garantito, sarebbe finanziato dalla fiscalità generale ,coperta quindi con il principio costituzionale della progressività alla partecipazione delle spese dello stato.
Questi sono gli obiettivi fondamentali per rompere le catene del capitale che oggi legano i cittadini ai profitti e producono bollette non più sostenibili.
L’assetto attuale di GAIA S.p.A ci permette di poter incidere a livello locale, attraverso le conferenza territoriale dei sindaci, senza l’intermediazione di alcuna società privata e quindi senza fare i conti con il profitto del capitale, su quei punti che potrebbero migliorare la gestione dell’acqua e rendere meno oneroso il costo per i cittadini: si tratta di scelte politiche a cui i nostri rappresentanti nell’assemblea territoriale e regionale devono dare risposta. Per questo chiediamo che venga individuato nel bacino idrografico Apuano l’ambito ottimale di gestione e distribuzione. Chiediamo alla conferenza Territoriale dei sindaci di attuare ogni azione. amministrativa e giuridica, che permetta di garantire un flusso minimo garantito. Chiediamo, fino a che non verranno emanati gli appositi decreti previsti dalla legge, che la gestione delle morosità sia effettuata a livello comunale, impedendo distacchi inopportuni che potrebbero rendere la vita quotidiana impossibile a chi, incolpevolmente, non può permettersi di pagare tariffe di mercato. Chiediamo che vengano ridotte al mero costo di raccomandata le spese di notifica delle insolvenze. Chiediamo che il deposito cauzionale non venga più applicato in proporzione al consumo, nè legato a vincoli temporali di buoni pagamenti.
Rifondazione Comunista da sempre impegnata in questa battaglia per l’acqua pubblica si muoverà nelle istituzioni e tra la gente considerando questa strada quella che può portare effttivamente alla rottura della catena del capitale e del profitto, valutando ogni altra opzione che si ponga come obiettivo solo ed esclusivamente il rispetto totale dell’esito referndario. L’acqua è un bene essenziale, indispendabile per la vita umana e non può essere oggetto di mercato.