La diffida è partita ieri ma da giorni, anzi da settimane, i genitori sono in fermento a seguito della chiusura prima del nido Il girotondo e poi della scuola media Taliercio, del Marconi, motivate dalla presenza di positività tra gli alunni e di presunta esposizione alla variante inglese. A riepilogare tutto il percorso che ha portato alla diffida è Carlo Lamperti, presidente del Comitato Taliercio – scuole di Villa Ceci.
-Signor Lamperti, cosa è successo al nido Il girotondo?
C’è stato un caso di positività di un bambino che era stato a contatto con il nonno sulla cui positività gravava il sospetto della variante inglese. Sulla base di questo è stata predisposta la chiusura dell’asilo nido. L’ultimo giorno di presenza del bambino è stato il 23 febbraio. La prima chiusura dove arrivare al 12 marzo ma è stata poi prorogata fino al 23. E questo, secondo noi, senza reale motivo. I casi sospetti tra i bambini sono stati testati e uno solo è risultato negativo e isolato. Quindi, una volta finita la prima quarantena non c’era più motivo di tener chiusa la scuola.
-E per quanto riguarda la scuola media Taliercio, nello stesso plesso e istituto comprensivo?
Anche la Taliercio è chiusa fino al 23. In questo caso, la questione è ancora più complessa: sono stati accertati casi quà e là tra gli alunni di qualche classe delle medie. I compagni sono stati testati con esito sempre negativo. Hanno parlato di più casi, ma non ci sono stati forniti dati certi che comprovassero la necessità di fermare un’intera scuola. E questo è incomprensibile perché, trattandosi di ragazzi delle medie, che quindi indossano correttamente le mascherine e rispettano il distanziamento e l’igienizzazione delle mani, il protocollo prevede la chiusura solo della classe in questione, non di tutta la scuola. Inoltre va anche sottolineata la pessima tempistica della comunicazione. Le famiglie hanno saputo la domenica sera, il 14 marzo, che il lunedì mattina i figli sarebbero rimasti a casa ancora una settimana. Fra l’altro, con un messaggio del sindaco su facebook e poi con un tam-tam di messaggi Whatsapp delle rappresentanti di classe e comunicato scarni da parte della Dirigenza. Sinceramente ci sembra una mancanza di rispetto verso le famiglie: le persone che lavorano si sono trovate in difficoltà non sapendo a chi lasciare i figli minorenni che non andavano a scuola.
-Per questo motivo avete inviato una diffida al sindaco, alla Asl e ai dirigenti scolastici?
Sì. Abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti per avere finalmente quelle risposte che finora non ci sono state date. Vogliamo spiegazioni perché la chiusura di un’intera scuola è un fatto eccezionale che, di solito, viene disposta per motivi di comprovata gravità. Una volta la scuola veniva chiusa se crollava il soffitto ed era di per sè già un fatto gravissimo. Adesso basta qualche caso di positività tra i ragazzi non accertato nei numeri per fermare tutto? Non ci sono cinquanta casi alla Taliercio che giustifichino la chiusura totale. Inoltre ci chiediamo anche a che servano i dispositivi di protezione. Le mascherine e il distanziamento servono a proteggere dal contagio, e a scuola queste misure sono assolutamente rispettate, quindi, una volta isolata la classe dell’eventuale contagiato, non ci dovrebbe essere ragione per fermare l’attività di tutti gli altri studenti. E invece adesso, i ragazzi della Taliercio sono tutti in dad.
-Come funziona la dad?
Male, ovviamente. Il sistema è già limitato di suo. A questo si aggiungono continui problemi di collegamento, alunni che non hanno gli strumenti adatti o che devono condividerli con i fratelli. E la difficoltà di attenzione che la dad comporta. Sfido chiunque a sostenere che la dad sia uguale alla lezione in presenza.
-La diffida che avete inviato è indirizzata anche al dirigente scolastico del liceo scientifico Marconi
Sì, perché anche quella scuola è stata chiusa interamente con una comunicazione del sindaco del 27 febbraio, sebbene fino al 25 febbraio non risultassero casi di positività. Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti per capire le motivazioni perché le informazioni che sono arrivate erano a livello di voci, niente di ufficiale. La nostra impressione è quella di una seria incapacità gestionale da parte di tutti gli enti di riferimento. Per questo vogliamo accertare le responsabilità dirette e indirette e poi agiremo di conseguenza. Il nostro gruppo si è ampliato con l’aggiunta di due gruppi, uno a livello provinciale, “ Aiutiamo i nostri bambini” e uno a livello regionale: “ Genitori coraggiosi ”, che talvolta, attraverso alcuni genitori, interloquiscono anche con ” il Coordinamento scuole Massa Carrara “. Il nostro impegno è tutto rivolto a migliorare la situazione scolastica dei ragazzi e quindi a combattere l’uso della dad.
-Quali sono i punti principali che rivendicate?
Le scuole non si chiudono senza motivi conclamati di assoluta gravità. Chi si prende questa responsabilità ne dovrà rispondere in sede civile e se necessario anche legale, come dovrà rispondere per non aver migliorato la logistica negli ultimi anni, e, soprattutto, nell’ultimo anno con l’emergenza covid. Va da sè che se una classe è composta da dieci alunni e uno si contagia, all’esterno, dal momento che in classe è praticamente impossibile, visto le restrizioni che i ragazzi rispettano, a casa restano dieci ragazzi, non venti o venticinque. Da qui, poi, la nostra battaglia si allarga anche contro le classi pollaio e a favore dell’assunzione di più docenti.
-Avete in programma iniziative di protesta pubblica?
Sì, vi è in essere un’assemblea permanente presieduta da più gruppi, peraltro, uno appena nato e nei giorni 21 e 26 marzo aderiremo al flash mob nazionale, contro la dad mediante video personali con i propri cartelli di protesta. Un modo per metterci la faccia in una battaglia che presto tornerà ad essere nelle piazze proprio in quelle date.
A cura di: Vinicia Tesconi