Secondo il M5S, rapidi e radicali cambi di fronte come quello di agosto/settembre sarebbero l’ovvia conseguenza della loro natura liquida e post-ideologica, che individua nel bene del Paese e nell’espletamento del programma elettorale i fini unici e soli del movimento.
Una versione accettabile e razionale, che tuttavia si scontra con quell’elitarismo ostile mostrato verso tutti, almeno fino al giugno 2018. Un paradosso che li fa apparire incoerenti e opportunisti, determinato dal bisogno di esibire un’ “alterità” che vuol essere la base di molte forze come la loro (benché sempre illusoria ed utopistica).
Il ripensamento di questa filosofia della diversità, almeno quando declinata nel disprezzo morale e umano degli altri, gioverebbe non solo al M5S ma anche alla politica italiana, nel suo insieme.