La reazione sconclusionata con cui i partiti della maggioranza hanno commentato le notizie sugli investimenti che Porto Spa sta effettuando nella laguna di Marghera ha fatto affiorare ancora una volta una radicata ostilità nei confronti di una delle maggiori imprese attive nel territorio. Invece di chiedersi cosa potrebbe fare il mondo politico per far si che tanta propensione ad investire (e a creare posti di lavoro) si concretizzi sulle nostre bisognose coste, si mescolano le carte in tavola e si scarica la colpa sulle imprese private.
La prima funzione sociale di tutte le imprese consiste nel realizzare progetti che, nel rispetto delle norme, creano valore e generano occupazione, e questo vale sia che operino su suoli pubblici o privati, sia che siano aziende portuali o cave. Il documento dei capo gruppo della maggioranza non solo disconosce questo ruolo basilare della nostra società ma si spinge a tacciare Porto Spa come impresa che pensa solo al profitto, opera da monopolista, usa un area pubblica. Questa rappresentazione delle cose si addice più alle chiacchere dei bar che ai banchi del Consiglio Comunale. Il riferimento alla condizione di monopolista è privo di senso vuoi perché oggi la concorrenza non si gioca all’interno del porto di Marina di Carrara ma tra i porti (Spezia, Genova, Savona, Livorno,..), vuoi perché se Porto spa è l’unica società ad operare sulle nostre banchine è perché nessun altra società, come consente espressamente la normativa, ha fatto domanda presumibilmente perché non riteneva remunerativo l’investimento.
Quanto a comprensione delle esigenze del contesto locale e dei vari attori che vi operano, ognuno dovrebbe interrogarsi bene prima di lanciare tali strali. Il fatto di costruire un ponte al posto dell’Amministrazione Comunale (che si era impegnato a farlo nell’Accordo di programma) per non far naufragare un progetto come Gorgon esula dal perimetro strettamente privatistico dell’impresa ed è segno tangibile di spirito di collaborazione; mantenere i livelli occupazionali a fronte di una documentata diminuzione dei traffici del 45% che cosa è se non una prova di responsabilità; cedere i propri spazi e i magazzini ad altri operatori per consentire al porto di diventare, non un semplice approdo, ma uno snodo di una rete logistica più ampia e radicata nella zona industriale è contribuire alla crescita del territorio molto più di quanto lo sia cambiare i manager che distruggono ricchezza a capo delle municipalizzate senza preoccuparsi di sostituire anche i politici che li hanno nominati.
I capogruppo della maggioranza che spesso hanno dato prova di scarsa lungimiranza nell’indirizzare la gestione delle risorse pubbliche si ostinano a prescrivere alle imprese private di fare investimenti anche quando questi non sono sostenibili in nome di una non meglio specificata “visione moderna e positiva dei rapporti sociali”. Invece è proprio a questa supponenza nel decidere come gestire le risorse e regolare l’economia che dobbiamo i ritardi del nostro territorio dove, anche per tutto questo, non ci sono abbastanza imprese e quelle che ci sono meritano maggiore considerazione.