L’Amministrazione di Carrara ha annunciato che con il nuovo Piano Operativo Comunale, vorrebbe delocalizzare le segherie di marmo oggi attive in via Argine Destro.
Aldilà delle complessità di qualsiasi iniziativa di delocalizzazione, che richiede il reperimento di aree idonee, un accordo con le ditte interessate e adeguate condizioni economiche per le quali probabilmente non saranno sufficienti semplici perequazioni urbanistiche, in questo momento la proposta appare quanto meno inopportuna.
Le aziende di via Argine Destro hanno subito danni gravissimi a seguito dell’inondazione del 5 novembre 2014, ed hanno fatto fronte alla situazione con uno sforzo immane per evitare la chiusura e la perdita di posti di lavoro, il tutto in grande solitudine.
In questo difficile, solitario, tentativo di recupero di “normalità” queste aziende – che ricordiamo non sono un appendice marginale o ingombrante ma una importante realtà produttiva del nostro territorio, altamente specializzata nelle lavorazioni lapidee – di certo non vogliono parlare di delocalizzazione. E, se anche l’argomento fosse in discussione, si dovrebbe preliminarmente individuare un’area dove poter costruire un progetto solido, sicuro e sostenibile, con la stessa viabilità, i servizi e le condizioni operative delle aree industriali degli altri distretti lapidei italiani (in primis, Verona).
Queste imprese si sono insediate sull’argine destro conformemente alle previsioni urbanistiche del Piano Piccinato (1971); qui hanno realizzato consistenti progetti industriali e nessuna impresa immobilizza risorse in impianti se, dopo qualche anno, deve trasferirsi in un’altra area.
Prima di avventurarsi in progetti complessi e di esito incerto, l’Amministrazione Comunale avrebbe dovuto far sentire la propria vicinanza alle aziende, intervenire per rendere possibile il ripristino della viabilità e metterle così in condizione di operare in normali condizioni risparmiando notevoli disagi a clienti, trasportatori e lavoratori.
Questi sono i problemi improrogabili che l’Amministrazione dovrebbe affrontare. La situazione di perdurante emergenza mette sicuramente in secondo piano i progetti di delocalizzazione e queste prospettive che comunque, prima di essere commentate sui giornali, dovrebbero essere valutate insieme alle imprese che si vogliono trasferire.