Mentre è ancora in corso la volata finale, anche in Lunigiana, per la raccolta delle firme del referendum abrogativo di alcune parti della legge elettorale “Italicum” e di quello confermativo sulla riforma costituzionale, si è ufficialmente costituito il Comitato lunigianese per il no nel referendum costituzionale.
Alla riunione che si è svolta ad Aulla hanno preso parte componenti del Comitato provinciale, coordinato da Carlo Ferrari, appartenenti alle associazioni Arci e Anpi della Lunigiana, esponenti politici, tra cui l’ex consigliere regionale Paolo Marini, il consigliere e candidato a sindaco nelle recenti elezioni a Pontremoli, Umberto Battaglia, Mara Cavalli, Paolo Fraschini, e diversi cittadini provenienti da diversi luoghi. In prima fila anche il sindaco di Filattiera, Annalisa Folloni.
Del comitato fanno parte tutti gli intervenuti all’incontro: può aderirvi chiunque ha intenzioni di impegnarsi nella campagna referendaria. È stato deciso di creare un gruppo che in raccordo con il comitato provinciale si occuperà di promuovere iniziative da qui ad ottobre per favorire una informazione completa su che cosa saremo chiamati a scegliere nel referendum di ottobre ma anche per favorire la nascita di ulteriori comitati locali.
Coordinatrice di questo gruppo è Lina Pecini: ne fanno parte Daniele Ferrari, Giacomo Perfigli, Alessio Giannanti, Dario Balestracci, Matteo Ratti e Valentina Guerrini.
Piena adesione da parte di tutti i partecipanti alla linea espressa dal Comitato nazionale: non si è contro ogni riforma, si è contro una “deforma” costituzionale votata da un parlamento illegittimo, imposta da un esecutivo a colpi di fiducia, che svilisce e svuota la rappresentanza grazie al combinato disposto tra italicum e “schiforma”, con un Senato non più eletto direttamente dal popolo e candidati imposti in maggioranza alla Camera da parte delle segreterie dei partiti.
Uno scenario, come sostenuto da molti autorevoli scienziati politici, che prefigura una torsione autoritaria del nostro sistema per favorirne il traghettamento da una democrazia parlamentare ad una più elitaria democrazia autoritaria o “democrazia recitativa”.