We are Still Family.
Con la vittoria sulla Repubblica Ceca, che ha decretato la nostra qualificazione al torneo preolimpico, si conclude l’avventura Italiana all’europeo di Basket di Berlino/Lille 2015.
Il risultato, di per se, non è di facile interpretazione, infatti, per quanto essersi collocati tra le prime 6 squadre d’Europa sia onorevole, l’Italbasket ha dimostrato sul campo di potersela giocare con tutte e ambire ad una medaglia.
Per poter analizzare questo risultato sono necessarie 2 tipi di considerazioni: la prima di carattere tecnico-tattico e la seconda di tipo socio-culturale.
Sotto il piano tecnico abbiamo mostrato lacune dovute al fatto che questo è un gruppo che gioca insieme da molto poco; spesso la squadra si affida all’immenso talento di cui sono dotati i singoli elementi e i giocatori faticano a collaborare tra loro. In fase difensiva i “lunghi” avversari ci hanno sempre messo molto in difficoltà: si vedano le prestazioni di Valanciunas (c’è da dire però che questo rientra nei Top 10 lunghi dell’NBA) e Erden (che non è esattamente Valanciunas) nelle sconfitte contro Lituania e Turchia. In attacco invece tendiamo a forzare un po’ troppo le soluzioni nelle fasi decisive della partita e, se il talento ci assiste, siamo in grado di prestazioni al limite dell’incredibile come contro la Spagna, in caso contrario, rischiamo delle brutte figure (si vedano le prestazioni contro Turchia e Islanda).
Il lato positivo è che siamo forti, molto forti. Gallinari è indubbiamente uno dei TOP 5 dell’europeo e, a mio parere, il più forte giocatore europeo al mondo in questo momento, ed è lui che ha trascinato la squadra durante tutto l’europeo. Belinelli è un giocatore con un talento offensivo molto ampio e, se messo in condizioni di tirare, può farti vincere le partite. Bargnani ha una voglia incredibile di dimostrare al mondo il suo valore e in questo europeo l’ha fatto lottando come un leone in difesa e giocando con intelligenza in attacco. Gentile è un gladiatore che ha la sua dimensione ideale in una squadra dove non è il primo violino e questo è importante non solo per l’Italbasket, ma anche per il suo possibile futuro NBA. Poi ci sono “gli altri” che hanno lottato: papà Cincarini, metronomo di fondamentale importanza per la squadra; Cusin, che non ha mai abbassato la guardia nemmeno contro quei lunghi che lo sovrastavano per tecnica e fisicità; Hackett, che, tolta la veste da “bad boy”, ha sempre giocato concentrato e determinato; Melli, che si è sempre distinto nei pochi minuti a disposizione; e per finire, Della Valle e Polonara, che sono il futuro di questa nazionale.
Certo è che la fortuna non è mai stata dalla nostra: Vitali che si infortuna prima delle amichevoli pre-europeo; Capitan Datome, anima della squadra, che vede finire il suo europeo alla seconda partita e il sorteggio dei gironi, che ci ha collocato con Germania Spagna Serbia Islanda e Turchia (di 4 semifinaliste 2, Serbia e Spagna escono da questo girone).
Quest’esperienza, però, non è valutabile solo per quanto fatto sul campo, infatti, per la prima volta da 10 anni a questa parte, l’Italia si è fermata per guardare la pallacanestro: grandi, piccini, appassionati e non, hanno sofferto e gioito davanti alla televisione insieme a quei 5 gladiatori che in campo lottavano e davano tutti loro stessi per rappresentare l’Italia.
Ci siamo riusciti, l’Italia ha scoperto che esiste il basket e che siamo forti a giocarlo, quindi usciamo a testa alta per tutti i nostri rappresentanti, a partire da i giocatori, per arrivare a Coach Pianigiani, passando per quella divinità giornalistica che è Flavio Tranquillo, la voce di Sky agli europei.
La FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) aveva coniato lo slogan “We Are Family” prima dell’europeo e ci siamo comportati come tali, quindi ora mettiamo da parte i dispiaceri e restiamo concentrati per il pre-olimpico e l’olimpiade di Rio 2016.
We are STILL Family.
di Nicola Malcontenti
Foto: La Nazionale italiana di basket in uno spot promozionale di SkyTv. (photo credits Ciamillo).