L’analisi dell’ultimo voto amministrativo si è conclusa con un referto di morte del PD, stilato con troppa fretta da buona parte di analisti e commentatori.
Se è vero che i democratici hanno subìto sconfitte clamorose in alcuni feudi storici del centro-sinistra, non si è tuttavia voluto approfondire anche il dato riguardante il M5S, che conferma il suo trend negativo perdendo Ragusa, arretrando nei municipi della Capitale, andando al ballottaggio solo in 17 comuni su 120 superiori ai 15 mila abitanti e riuscendo a conquistare, tra i grandi centri, solo Avellino.
Soprattutto, però, non si è voluto e non si vuole tenere conto di quella decisiva e innaturale convergenza tripolare (cento-destra, M5S e settori della sinistra) che, nei ballottaggi e solo in quelli, fa quadrato contro il PD, rendendo di fatto impossibile la vittoria al partito di Martina che si trova così una situazione paradossalmente simile a quella del Fronte lepeniano.
E’, quest’ultimo, uno scenario che complica la lettura delle sconfitte dei democratici come delle vittorie dei loro avversari del momento (non a caso spesso indietro al primo turno e vincenti al ballottaggio), ponendo più di un interrogativo sulla reale debolezza dei primi e sulla reale forza dei secondi in certi collegi e territori.