In seguito allo scalpore, creatosi pochi giorni fa a causa della proposta del fumettista ed artista livornese Daniele Caluri, di trasformare l’incompiuto Mausoleo Gian Galeazzo Ciano nel deposito del famoso papero miliardario Made in Diseny, beniamino di grandi e piccini, Quotidiano Apuano ha deciso di porgli alcune domande in merito alla sua “paperopoliana” idea di street art.
La sua provocazione artistica ha diviso l’opinione pubblica ed in particolare quella del web, in due fazioni distinte tra sostenitori del progetto e conservatori, pronti a battersi per mantenere lo status quo del Mausoleo incompiuto di Gian Galezzo Ciano. Intende veramente andare fino in fondo, dando quel tocco di “Paperopoli” alla costa livornese, oppure si limiterà alla semplice proposta goliardica?
Certo che intendo andare fino in fondo. Ovviamente, se ci sono gli estremi per farlo. Va verificata l’effettiva proprietà, se appartenga cioè ancora alla famiglia Ciano o al demanio, come risulta da Wikipedia; va interpellata la Soprintendenza e, anche nel caso in cui questi due scoglio andassero a buon fine, c’è sempre la questione diritti della Disney USA. Forse lo scoglio più grosso. Ma devo almeno provarci. Se mi fermo al fatto che un’operazione artistica possa dividere l’opinione pubblica, allora sì che cado nel ridicolo.
Ha scelto il mausoleo di Ciano per valorizzarne la struttura abbandonata o la sua idea mira a voler dare un vero e proprio colpo di spugna ad uno degli ultimi simboli del “Ventennio”?
Il basamento di quello che doveva essere il Mausoleo di Ciano non è mai stato un vero simbolo del Ventennio. Non come, per esempio, l’Arco della Vittoria a Bolzano, o il Palazzo delle Nazioni all’EUR di Roma, per fare due esempi più conosciuti. Il MdC non lo conosce nessuno fuori di Livorno, e molti nemmeno in città. Ma per il solo fatto che è parte di un progetto che avrebbe dovuto realizzarsi sotto il regime fascista, ecco che la questione si fa calda.
In realtà, nonostante il piacere che possa avere, personalmente, nel dissacrare un simbolo della tragica dittatura che abbiamo conosciuto nemmeno un secolo fa, quello che m’interessa è riutilizzare un guscio vuoto, privo d’interesse e in stato di totale abbandono da decenni. Non c’è nessuna volontà di cancellare il passato – atto questo sì deprecabile – e sono, anzi, convinto che l’opera avrebbe paradossalmente l’effetto di recuperarla, la memoria. Grazie a una trasformazione pur cartoonesca.
Non pensa che l’azione, da lei proposta, possa essere fraintesa ed interpretata più come un gesto politico che un rinnovo artistico?
Certo. Ma non m’interessa. Se gli artisti di ogni tempo si fossero preoccupati a monte se, progettando un’opera, questa avesse disturbare qualcuno o avesse potuto essere giudicata controversa, oggi non avremmo enciclopedie di storia dell’arte, ma opuscoli di pochissime pagine. Un’operazione di tipo artistico vive anche, e direi soprattutto, delle questioni che solleva.
Una volta ottenuti i permessi per la trasformazione da “tomba inutilizzata”a deposito “decorativo”, teme che potranno scaturire minacce e proteste da parte di fazioni politiche estremiste?
Non penso, anche se non mi sorprenderei. Non penso per i motivi di cui sopra, e cioè che, in fin dei conti, non è mai stato un monumento. Non è mai stata una tomba, quindi non c’è il pericolo di sacrilegio, né un’opera celebrativa del gerarca, in quanto non portata a termine. Fu solo iniziata, e s’interruppe lì, in quel cubo di pietra. Non ha senso di esistere, così com’è.
La nostra redazione opera nella provincia di Massa-Carrara e molti dei nostri lettori si sono chiesti se lei sarebbe disposto a visitare la ex zona industriale massese, al fine di darle nuova vita come intende fare con il mausoleo di Ciano. Accetterebbe questa sfida o non vuole mantenere l’unicità del suo estro artistico?
Ma ci mancherebbe, “unicità dell’estro artistico” non vuol dire fissazione su un’operazione sola. Quindi, perché no: se venissi invitato a pensare una metamorfosi della ex zona industriale massese, anzi, mi ci precipiterei con entusiasmo. Non sia mai che faccia innervosire una (mezza) città soltanto.